Mestre, Vigilia di solidarietà con la comunità senegalese

I racconti dei nuovi italiani nell'iniziativa promossa al centro culturale Kolbe, tra storie e sapori d'Africa
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, centro Kolbe via Aleardi/ Conferenza "Profughi? No, siamo persone non numeri!" organizzata dalla comunità Senegalese
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, centro Kolbe via Aleardi/ Conferenza "Profughi? No, siamo persone non numeri!" organizzata dalla comunità Senegalese

MESTRE. Cominciare la mattinata nel caldo abbraccio di un caffè bollente e speziato, concluderla con un pranzo capace di rievocare sapori e profumi della propria terra d'origine, e, tra i due momenti più conviviali, ascoltare le esperienze e i racconti di tanti “nuovi italiani”, arrivati nella Penisola per sfuggire a guerra e povertà e ora divenuti parte integrante del meccanismo dell'accoglienza: il giorno della Vigilia di Natale, a Mestre, si celebra anche così, grazie ad una felice intuizione della comunità senegalese di Venezia, che quest'oggi ha scelto di organizzare negli spazi del centro culturale Kolbe di via Aleardi un incontro per discutere e riflettere sul tema ancora complicato dell'immigrazione, con la partecipazione di Comune e Cisl.

"Solidarietà, speranza e partecipazione sono alla base di quest'appuntamento, che nasce sia per condividere le storie di tanti migranti, sia per non far sentire soli i rifugiati da poco in Italia – ha spiegato in apertura Massaer Diane, presidente della sezione lagunare di Anolf (associazione nazionale oltre le frontiere) – Ma vogliamo anche mandare un messaggio di responsabilità alle istituzioni, perché c'è bisogno di un impegno trasversale su ogni fronte".

"Come Comune di Venezia stiamo cercando di fare il possibile per gestire una situazione difficile, pur non approvando il piano del governo – ha risposto l'assessore al Sociale Simone Venturini, presente a nome della pubblica amministrazione cittadina – Abbiamo portato avanti un'accoglienza diffusa, perché non crediamo nei grandi 'campi', e con il lavoro degli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) vogliamo anche favorire l'integrazione attraverso percorsi di avvicinamento linguistico e culturale, oltre che di formazione professionale".

Poi è stata la volta delle vere e proprie testimonianze dirette: dalla storia di Ahmed, giovane rifugiato politico afghano diventato imprenditore proprio attraverso un programma di animazione per i migranti; a quella di Kumba, immigrata senegalese che da anni cerca di lavorare dall'Italia per impedire un esodo di massa dal suo Paese, aiutando le comunità in loco; fino ad arrivare ad Amadou, che da un anno dorme assieme a centinaia di richiedenti asilo e cerca ancora di spiegare che, con ottomila Comuni italiani e 70mila profughi sul territorio, l'equazione dell'accoglienza potrebbe essere davvero semplicissima, se solo fosse appoggiata dalla giusta volontà politica. Alla fine, aspettando anche i saluti del prefetto Domenico Cuttaia, tutti hanno potuto assaggiare l'aria dell'Africa occidentale, grazie al pranzo tradizionale senegalese preparato per i presenti.

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