Mestre, preghiera islamica sfrattata: i bengalesi ora puntano all’ex Inps

Il ricorso in Cassazione contro l’ordinanza di ripristino è stato depositato dal legale dell’associazione Ittihad

Marta Artico
L'ex sede Inps di Mestre
L'ex sede Inps di Mestre

L’associazione Ittihad cui fa capo il centro culturale realizzato nell’ex supermercato situato tra via Piave e via De Amicis, e che stando alla sentenza del Consiglio di Stato non può essere più utilizzato per la preghiera, non ha intenzione di fermarsi.

Il ricorso in Cassazione contro l’ordinanza di ripristino è stato depositato ieri dal legale dell’associazione.

Nel frattempo però, i musulmani quando il tempo lo consente, fanno richiesta di poter pregare al parco del Piraghetto, dove c’è spazio per tutti.

Ma hanno anche già trovato un'alternativa finché non sarà pronta la moschea di via Giustizia. Ossia quella di potersi riunire negli spazi dell’ex sede Inps, tra Fogazzaro, via Aleardi e via Monti.

L’immobile è libero, è stato acquistato proprio da una cordata di imprenditori bengalesi, ed è dotato di garage sotterranei e posti auto, che invece mancavano, uno dei punti più deboli del luogo scelto, in via Piave.

I proprietari sono disposti ad adibirlo a centro di preghiera, nell’attesa che si trovi una soluzione definitiva, oppure che sia sciolta la partita legislativa, che adesso però, è stata riaperta. Ittihad è in attesa dell’ok della Prefettura oltre che degli uffici a vario titolo coinvolti, per poter usufruire dello spazio provvisorio.

Da poco è stato firmato il preliminare per l’acquisto dell’ex segheria Rosso, in via Giustizia: un sito in abbandono, molto grande, dove sarà possibile realizzare un grande centro culturale e religioso, una volta che sarà stata approvata la variante urbanistica e che il progetto sarà completato. Ma soprattutto si dovranno trovare tutti i soldi mancanti, che sono il 90 per cento di quanto finora già saldato.

A inizio giugno, inoltre, è prevista la seconda festa più importante per il mondo musulmano, ossia la Eid Al Adha, la cosiddetta Festa del Sacrificio, e si ripeterà come di consueto, la ricerca di spazi all’aperto per pregare e la richiesta di poter usufruire dei parchi da parte delle comunità islamiche della città.

L’associazione Ittihad cui fa capo il centro culturale tra via Piave e via De Amicis, non ha intenzione di fermarsi. Il ricorso in Cassazione è stato depositato. E la comunità è decisa ad andare avanti per la sua strada, convinta di essere nel giusto e di avere diritto di riunirsi e di pregare liberamente nel locale che oggi non potrebbe essere più usato per la preghiera di comunità.

Tanto che potrebbe anche rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La questione, dunque, rimane sul tappeto.

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