Accordo tra Fondazione Venezia e Csv per ampliare le portinerie di quartiere
Stanziati 300 mila euro per i prossimi tre anni per sviluppare ulteriormente il progetto e renderlo più capillare nel territorio

Un modo per far sentire le persone meno sole ma parte di una rete sociale e civica, dare una mano alle fasce più deboli e far incontrare anziani e meno, creando momenti di condivisione e muto aiuto.
Grazie ad un nuovo accordo tra Fondazione di Venezia e Centro Servizio per il Volontariato di Venezia, verrà rafforzato il servizio svolto dalle portinerie nei quartieri disagiati. Sul tappeto azioni concrete per rispondere a bisogni crescenti.
È con questo l’obiettivo che Fondazione e Csv hanno sottoscritto un nuovo accordo per sostenere la diffusione nel territorio delle “Portinerie di quartiere”, avamposti strategici che, grazie all’impegno di decine di volontari, assicurano alle persone più fragili un sostegno quotidiano. Nel corso dei tre anni la collaborazione vedrà lo sviluppo di un ulteriore progetto per dare forma a nuove azioni di rigenerazione urbana che interesserà edifici in aree degradate.
Esempi virtuosi
La portineria di Quartiere di via Piave, tra le più attive in città, cerca di rispondere ai bisogni dei cittadini organizzando corsi di sostegno scolastico, come spiega Anna, una volontaria, lezioni individuali, iniziative a favore della comunità. Come? «Ascoltando le richieste che provengono dal territorio». Tra queste l’istruzione parentale mediante ricerca di insegnanti volontari che seguano ragazzi in un percorso scolastico. Tutti i martedì viene attivato il servizio infermieristico dove si misurano la pressione e la glicemia.
Passando per via Piave si possono notare gruppi di signore che lavorano all’uncinetto chiacchierando.
Nel frattempo si inseriscono persone che magari hanno qualche problema cognitivo. C’è il merletto di Burano, lo spazio artistico, e la raccolta di oggetti che vengono smistati alle associazioni come la Caritas o Ca’ Letizia.
Lo sportello collabora con il Comune e con le scuole, talvolta fa la spesa a chi non riesce, tiene il cane a chi ne ha bisogno o cerca una cat- sitter. Capofila l’associazione Ada con Venezia, e ancora Eticity. «Cerchiamo di fare rete, scambi, collaborazioni».
La stessa cosa avviene ad Altobello, dove la portineria è centro e fulcro di molte attività che coinvolgono le fasce più fragili, le persone sole e chi ha voglia di sentirsi ancora attivo.
Il contributo
Sul tappeto un contributo da parte della Fondazione di Venezia, di trecentomila euro (centomila euro l’anno), finalizzato all’ulteriore diffusione delle portinerie.
Grazie all’impegno del Csv di Venezia, dal 2021 ad oggi sono state attivate cinque portinerie, due in centro storico a Dorsoduro e alla Giudecca, due a Mestre in via Piave e in quartiere Altobello, e una a Chioggia dove operano circa 150 volontari e i ragazzi del servizio sociale, cui si aggiungono, laddove previsto, giovani con disabilità e fragilità per l’inserimento lavorativo. Le persone che si rivolgono alle portinerie sono 500 ogni mese, numero calcolato per difetto.
I servizi offerti sono molti e molto diversificati. Si va dal presidio infermieristico alla richiesta di documenti online e alla prenotazione di visite mediche, dal prestito di libri e giocattoli all’organizzazione di eventi culturali.
Le novità
«Le nuove portinerie di quartiere cui darà vita questo accordo» sottolinea Vincenzo Marinese, presidente della Fondazione «sono il frutto di relazioni virtuose tra istituzioni che scelgono di lavorare insieme partendo dall’ascolto dei territori e delle persone. Proprio l’ascolto dei bisogni ci consente di individuare urgenze, difficoltà e disagi, e ci aiuta a costruire risposte efficaci dal punto di vista sociale».
«L’aiuto di prossimità e il contrasto alla solitudine portato avanti dai volontari» afferma Luisa Bottazzo, presidente del Centro Servizi per il Volontariato «rappresentano un concreto intervento verso un bisogno sempre più stringente che colpisce i cittadini che hanno una scarsa rete di supporto».
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