Morto dopo la lite per difendere il figlio. L’aggressore torna libero
L’episodio a giugno scorso nel parcheggio dell’Area City a Mestre. Revocata la misura cautelare per il 25enne accusato di omicidio preterintenzionale per la morte di Vladimir Radu

Non sarebbe stato un pugno bensì un’emorragia cerebrale sorta per cause naturali a portare alla morte del 39enne Vladimir Radu, stramazzato al suolo nel giugno scorso dopo una lite nel parcheggio dell’Area City, a Mestre. Per questo, l’esito dei primi accertamenti ha portato giovedì 23 ottobre alla revoca della misura cautelare dell’obbligo di dimora a Spinea nei confronti del 25enne M.S., anch’egli di origini moldave, accusato di omicidio preterintenzionale e difeso dall’avvocato Pascale De Falco.
La decisione presa dal giudice per le indagini preliminari Claudia Ardita rimette quindi in libertà il 25enne, ora in attesa del processo. Bisognerà anche capire se gli ulteriori accertamenti confermeranno la dinamica e se, di conseguenza, l’accusa mossa nei suoi confronti potrà essere riformulata.
I due, insieme ad altri connazionali, la sera di quel 21 giugno avevano raggiunto l’Area City, a Mestre, per passare una serata in discoteca, trovando però il locale chiuso. A quel punto, per motivi ancora da accertare, sarebbe scoppiata una lite tra il figlio della vittima e il 25enne, per sedare la quale si sarebbe messo in mezzo lo stesso Radu.
Colpito con un pugno al volto, dopo qualche passo era stramazzato a terra privo di sensi. Di lì a due giorni la morte. Il 25enne era scappato subito dopo l’aggressione e rientrato in Italia, dalla Moldavia, solo una settimana fa. Davanti alla gip Claudia Ardita, che ieri ha disposto l’obbligo di dimora presso la casa della madre a Spinea e non il carcere come invece richiesto dalla pubblico ministero Alessia Tavarnesi, il 25enne ha ammesso la sua responsabilità, spiegando di essere stato aggredito.
«Sono sinceramente dispiaciuto per quello che è successo, per la morte di Vladimir. Ma ribadisco di aver reagito a un’aggressione», erano state le sue parole il giorno dopo la convalida dell’arresto. Il pubblico ministero Alessia Tavarnesi aveva disposto un’autopsia sul corpo del 39enne, per verificare tanto le condizioni pregresse dell’uomo quanto eventuali altri elementi che possano aver contribuito a segnare la sua tragica fine. Al vaglio degli inquirenti anche le telecamere di sorveglianza della zona commerciale mestrina, che tuttavia non puntano direttamente sul parcheggio dove si è verificata la morte di Radu.
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