Mestre, inchiesta Equitalia Rizzo respinge le accuse

«È una grande bolla di sapone che presto si sgonfierà». Così, dalla sede di Napoli del Gruppo Servizi Ambienti metropolitani (Sam), società di cui è amministratrice unica, Annamaria Rizzo replica all’indagine della procura di Roma sui presunti favori di dirigenti e dipendenti di Equitalia a imprenditori per agevolazioni nella rateizzazione dei debiti. Un sistema di «corruzione seriale», aiuti in cambio di somme di denaro, secondo il procuratore aggiunto Nello Rossi, titolare dell’indagine, e i due sostituti Francesca Loy e Francesco Ciardi che hanno iscritto nel registro degli indagati cinque persone. Si tratta di Roberto Damassa, ex dirigente, Salvatore Fedele, dipendente, Romolo Gregori, titolare della società Geress, Domenico Ballo, commercialista, e Alberto Marozzi, imprenditore. In particolare Fedele, come si legge nel decreto di perquisizione della procura romana, avrebbe suggerito alla Rizzo come falsificare i dati contabili per ottenere una dilazione del pagamento delle cartelle esattoriali. Un’ipotesi investigativa che - questo è l’obiettivo della procura - dovrebbe essere avvalorata dai documenti acquisiti giovedì alla sede di via Torino di Equitalia e sequestrati in un appartamento di via Filiasi 94, sede legale della società Sam. La società della Rizzo è nata a Roma quasi vent’anni fa, e si occupa di sanificazione e pulizie. La sede legale di Mestre venne aperta qualche anno fa, come spiega la Rizzo, in corrispondenza dell’appalto vinto per la pulizia dei mezzi dell’Actv. In passato la Sam aveva vinto anche l’appalto per le pulizie al comando provinciale dei vigili del fuoco. «Le accuse della procura sono prive di fondamento» spiega l’amministratrice della società da Napoli, dove c’è la sede operativa «perché io non ho mai avuto nulla a che fare con Equitalia e non conosco la persona che secondo la procura mi avrebbe suggerito di falsificare i documenti». La Sam, come spiega la stessa Rizzo, aveva invece firmato un accordo di ristrutturazione del debito con l’Agenzia delle Entrate, per un debito di circa 11 milioni di euro. Un accordo che, in primavera, era stato poi omologato dal tribunale di Venezia, dopo che una prima stesura era stata bocciata. È nella definizione di questo accordo che, secondo la procura, Fedele, dipendente di Equitalia, avrebbe spiegato alla Rizzo come fare, con un piccolo ritocco alla contabilità aziendale. Accuse che la Rizzo, che non è indagata, respinge. «Siamo state tra le prime aziende in Italia a proporre e a firmare un accordo con l’Agenzia delle Entrate, non c’è nulla di vero in quel che è stato detto». (f.fur.)
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