«Ora riposa in pace Samad»: migliaia in preghiera per l’undicenne annegato nel lago di Molveno
A Mestre la comunità bengalese e la scuola unite nel dolore: «Era solare e brillante, un dono per tutti». Il feretro partirà per il Bangladesh, mercoledì l’ultimo addio nella sua terra d’origine

«Adesso riposa in pace Samad, in paradiso». In migliaia, sabato mattina, si sono ritrovati in via Linghindal, nel centro culturale islamico Baitul Mamur Jame Mosjid, per pregare Allah e chiedere pace per l’undicenne annegato nel lago di Molveno giovedì 14 agosto e per la sua famiglia, piegata dal dolore. In tantissimi hanno affollato il park esterno, dove erano adagiati due feretri, quello del ragazzino e quello di un altro bengalese mancato qualche giorno fa, un padre di famiglia che ha lasciato i suoi affetti troppo presto.
A pregare per Samad Miah, c’erano i capi famiglia, gli amici, ma anche tantissimi bambini e ragazzi della sua età, qualcuno era con lui il giorno del dramma, e ha visto l’amico e compagno di classe sparire nell’acqua del lago. Presente la dirigente dell’Istituto comprensivo Giulio Cesare, con molta parte dei docenti e del consiglio, tutti li per dimostrare il grande affetto e la stima che li legava a quel ragazzino dagli occhi scuri.
I genitori, prostrati dal dolore, sono rimasti ai margini della folla, non riescono a parlare, nè a metabolizzare il lutto. Lo zio, Uddin Pabel, ha parlato per loro, assieme al portavoce della comunità, Kamrul Syed.
«La salma di Samad partirà lunedì e giungerà martedì in Bangladesh, mercoledì ci sarà l’ultimo saluto nella sua terra, i genitori sono distrutti per il dolore, non sono nelle condizioni né per parlare né comunicare, sono esauriti mentalmente e fisicamente: per loro e per la comunità, è una perdita troppo grande».
Lo zio ricorda il ragazzo: «Samad era silenzioso, intelligente, brillante, bravo a scuola: aveva un dono speciale per lo studio, voleva memorizzare tutto il Corano e al contempo essere italiano in tutto e per tutto fino in fondo».
«Ho un bellissimo ricordo di Samad» racconta la dirigente, Michela Manente «era un alunno partecipe, disponibile, bravo, con buoni risultati, ma soprattutto cordiale, inserito, solare. Ma credo che la nota più importante, sia il suo legame davvero forte con i compagni di classe: li abbiamo sostenuti, perché ne avevano bisogno.
Adesso bisogna capire come intervenire alla riapertura della scuola, l’intenzione è quella di dare loro un un sostegno psicologico diretto in classe, qualche compagno era alla gita di Molteno e quindi ha assistito al dramma».
Tra i presenti anche gli imam Alam Shariful e Arif Mahmud. E poi la parrocchia di Altobello, i compagni di calcio, maestre, insegnanti. Nadia, docente di religione, aveva le lacrime agli occhi e non risuciva a trattenere il pianto: «Non era con me, ma noi siamo una scuola aperta, mi chiamava Nadia, con l'accento sulla i, gli volevo bene, era un carissimo ragazzo».
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