«Mestre è città turistica ma solo nel centro storico»

Il direttore di Confcommercio propone di individuare alcune date fisse «Vietiamo Natale e Santo Stefano, 25 aprile e primo maggio: per tutti»
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, Via Palazzo/ Happy Friday
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, Via Palazzo/ Happy Friday



«La città è una e unica giusto? Siamo lo stesso Comune? Quindi se si dovrà individuare lo status di città turistica Mestre lo è tanto quanto Venezia, voglio vedere chi dice il contrario visto i posti letto che ci sono».

Il direttore di Confcommercio, Dario Corradi, non ha dubbi in materia, così come sulla partita della nuova legge sul commercio allo studio in Parlamento.

«La mia linea è quella di individuare una serie di feste religiose e civili sulle quali siamo tutti d’accordo che non si deve aprire a nessun costo (Natale e Santo Stefano piuttosto che primo maggio e 25 aprile), e lasciare che nelle altre domeniche piccoli e grandi facciano come meglio credono: tornare al passato non è possibile, tantomeno al passato che vorrebbe questo Governo».

Se si dovrà ricominciare daccapo – lascia intendere - si moltiplicheranno vecchie beghe e appassionate querelle sotto nuova veste. Venerdì durante il convegno di Fisascat Cisl sulle aperture domenicali è emerso il punto di domanda sulle città turistiche e d’arte, unica eccezione in cui non sarà applicato il giro di vite annunciato da Lega e Cinque Stelle sulle aperture domenicali.

«Vorrei sapere come verranno considerate Mestre e Venezia in questo frangente» ha domandato la presidente Anci, Maria Rosa Pavanello.

«Ci siamo già passati prima del decreto Salva Italia» spiega Corradi, «ma forse non tutti lo ricordano. Allora accadeva che nella definizione delle città turistiche che veniva adottata in Regione, ogni comune che aveva un centro commerciale rivendicava lo status. Chi potrebbe mettere in discussione Venezia e Jesolo? Nessuno. Ma oggi neanche Mestre e i suoi centri commerciali se guardiamo agli alberghi, ai posti letto e al futuro Museo M9. Ricordo che Noventa di Piave si era fatta candidare a città d'arte prima del 2011 e Portogruaro aveva da ridire perché confinando con una Regione a statuto speciale se avesse dovuto chiudere le domeniche avrebbe invitato tutti ad andare nel vicino Friuli. Insomma, non si finirebbe più e, ripeto, Mestre dovrebbe essere come conseguenza naturale considerata d’ora in poi turistica, visto che il Comune è unico».

Confesercenti venerdì sosteneva che dovrebbe essere decisa una perimetrazione nell’individuazione dello “statuto speciale”, per non farlo coincidere con i confini amministrativi: Mestre città turistica come Venezia, ma solo il suo centro e non i giganti dello shopping che se ne stanno a Zelarino (vedi alla voce Auchan) e a Marghera (Panorama piuttosto che Nave De Vero).

Corradi tuttavia aggiunge un ulteriore elemento: «L’ipotesi al vaglio del Parlamento di porre un tetto del 25 per cento alle aperture, farà ancora più confusione. Se si prevede una turnazione, bisognerà anche dividere la città in aree. Le domeniche dell’anno non sono tutte ugualmente appetibili, motivo in più per litigare e ricominciare con controlli e multe». Conclude: «L’unica soluzione coerente con i tempi che viviamo, è quella di decidere sacrosante feste in cui nessuno può aprire, altrimenti sarà il caos». —





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