In corte Legrenzi a Mestre cucina coreana e spazi di coworking

Un angolo parigino all’interno del centro: si rinnova la piazzetta dopo l’addio del locale della Patatina. Canniello, direttore di Confesercenti Venezia Metropolitana: «Dev’essere uno spazio in continuità con M9»

Marta Artico
Calle Legrenzi, in fondo la corte
Calle Legrenzi, in fondo la corte

In Corte Legrenzi arriva la cucina coreana. Si lavora a fianco al nuovo Fab Lab, nella splendida cornice dell’edificio a due piani dove un tempo si trovava il marchio La Patatina, che ha poi chiuso ottimizzando gli spazi e scegliendo di rimanere solo all’interno del Museo M9, levando le tende e lasciando un buco nella più bella corte della città. A stretto giro, però, le luci dell’edificio a due piani, potrebbero riaccendersi. Forse già per le feste.

All’interno dei locali è in corso un restyling degli spazi, il progettista della nuova attività che prenderà casa è l’architetto Ji Su Kim, entro dicembre dovrebbe aprire un ristorante coreano, appannaggio di coreani doc.

Non un cinese come ce ne sono tanti, ma un vero ristorante che propone cucina coreana, cavalcando l’onda di una moda, quella che arriva da Seul, che sta prendendo sempre più piede grazie a fiction e serie che spopolano, ai gruppi musicali k-pop, alla cura per la pelle.

Una novità, visto che in città ristoranti che propongono cucina coreana ce ne sono solo un paio, nelle zone commerciali di Zelarino e di Marghera, fuori dal centro urbano. I locali della gintoneria, invece, sono ancora vuoti, ma la speranza è che si riempiano presto.

A fianco, è recente la novità appena arrivata, ossia The Hub – Human Bits, la “galleria del fare”, uno spazio in cui convivono un angolo dedicato agli artigiani, sala formazione e uffici animati da molteplici attività e proposte per la cittadinanza e l’ecosistema creativo, culturale e produttivo locale. Un nuovo cuore pulsante di creatività, innovazione e solidarietà che unisce tecnologia, innovazione, sostenibilità in un unico luogo aperto alla comunità.

Un modello concreto di rigenerazione urbana e sociale di coworking, laboratori digitali e iniziative dedicate ai bambini, alle scuole e alle realtà del terzo settore che catalizza un grande numero di persone e che è in grado di creare una osmosi virtuosa con quello che c’è attorno, locali e negozi. Ma anche un collegamento con via Rosa e galleria Teatro Vecchio.

A due passi c’è poi Chingu, che fa angolo con l’osteria e il pub Da Gino, altro locale di cucina orientale da poco aperto sulle ceneri dell’I-sushi. Un’offerta vasta e varia, per solleticare i palati più diversi e la voglia di novità.

L'imprenditoria orientale, dunque, sta avendo un grande sviluppo in città, oltre ad aver varcato le porte di piazza Ferretto. «Corte Calle Legrenzi» commenta Alvise Canniello, direttore di Confesercenti Venezia Metropolitana «deve trovare una soluzione di continuità e dialogo con l’M9 e tutto il miglio della cultura che gravita attorno, dal Museo alla Vez». Prosegue: «Oggi c’è la libreria, The Hub che catalizza movimento, ed è un grande punto di partenza».

Difficile dire, secondo Canniello, cosa andrà in futuro. Non di certo il settore della moda tout court, in grande difficoltà. Ma magari nuove formule, negozi ibridi che tirano molto all’estero. Oppure attività che puntano sulla musica e il vinile, che oggi sta tornando alla ribalta.

«Il settore del food è saturo» commenta «lo vediamo ogni giorno. Apre un locale, ne chiude un altro. C’è stata l’epoca del pokè, poi hanno chiuso uno dietro l’altro, adesso vanno i tramezzini, ma l’offerta è davvero enorme». E il segreto, per rimanere a galla, è diversificare.

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