Mense, i genitori bocciano la gara

I comitati contro Comune e Ames. «Modifichino i requisiti o ci spostiamo tutti sul pasto da casa»

«Amarezza e rabbia». Bocciata dalla Rete Commissioni Mensa di Mestre e Venezia la gara europea da 53 milioni di euro che mette in appalto, per sei anni, fino al 2024, il servizio di ristorazione scolastica nelle scuole del Comune di Venezia. Valore, 53 milioni di euro. Dieci in più dell’appalto in scadenza. I genitori minacciano, se non sarà cambiato il capitolato d’appalto, di attuare «lo spostamento in massa al pasto da casa».

«Per chi ci ha creduto, l’attuale capitolato d’appalto rappresenta la negazione della volontà del confronto costruttivo che si proponeva di mettere al centro i bambini in età scolare», denuncia la Rete. L’appalto è cresciuto di 10 milioni senza giustificazioni. «Solo 7 dei 70 punti a disposizione sono assegnati alla parte qualitativa delle derrate. (. . .) Rileviamo che i punteggi dei criteri premianti, sono facilmente raggiungibili da molte ditte. Offrire frigoriferi per 10. 000 euro in tre anni o predisporre certificazioni non è certo difficile per le grandi aziende che potenzialmente possono partecipare a questa gara. Sarà al massimo ribasso? », si chiedono con un documento critico i genitori.

Nel capitolato i punteggi sono vari: 13 punti alla qualità di gestione degli approvvigionamenti; 4 punti alla gestione delle emergenze; 14 punti alla qualità di tutela dell’ambiente; 6 punti per le certificazioni; 7 punti alla qualità dei prodotti alimentari (con almeno il 60 per cento di prodotti a filiera corta o Bio, Dop o Igp); 5 punti alla gestione di diete speciali; 4 punti alla educazione alimentare e altri 17 punti alla organizzazione e formazione del personale, prevedendo anche esperti.

Ma per i comitati dei genitori sono state «disattese quasi in toto le principali richieste delle famiglie: «la richiesta di eliminare cibi di IV e V gamma; la richiesta di limitare i surgelati; di utilizzare pesce fresco; la richiesta di fornire le stoviglie». E ancora «la richiesta di escludere le produzioni extra UE e di privilegiare quelle nazionali; la richiesta di un unico paniere per le derrate in modo che tutte le cucine lavorino con le medesime materie prime; la richiesta di posticipare le lavorazioni in orari più vicini al momento del pasto». Il capitolato d’appalto non sarebbe in «linea con le richieste fatte e si dimostra costoso e peggiorativo rispetto al precedente». Di recente sul servizio mensa era stato svolto un sondaggio. «Le famiglie chiedono qualità, frutta e verdura fresche, di stagione, piatti graditi perché buoni e ben cucinati, cura nel servizio, riscontri alle segnalazioni, trasparenza e anche che venga eliminato l’halibut e che il servizio sia comprensivo di stoviglie. Nel capitolato troviamo l’halibut, arance ad aprile, verdure surgelate e di IV gamma e niente stoviglie». Altrove, per esempio a Bologna, spiega la Rete, si servono pasti bio, merenda del mattino e del pomeriggio e stoviglie ad un prezzo di 5 euro a pasto.

«Ci aspettiamo che l’amministrazione comunale e Ames facciano marcia indietro e prima della scadenza provvedano alla ripubblicazione del bando con l’integrazione delle modifiche richieste dalle famiglie. Il Comune di Genova ha appena fatto questa scelta, quindi non accettiamo come risposta un “non si può fare”. Se non si farà sarà perché non si vorrà fare».

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