Medinskij, l’Università Ca’ Foscari revoca l’onorificenza per l’amicizia con Putin

Il caso Medinskij dopo otto anni è chiuso. Il braccio destro di Putin, già ministro della Cultura in Russia e capo delegazione nei negoziati con l’Ucraina, non è più detentore della Honorary Fellowship, titolo conferitogli nel 2014 dall’università Ca’ Foscari, sotto il rettorato di Carlo Carraro.
Mercoledì l’ateneo ha messo il punto a una polemica tornata alla ribalta pochi mesi fa, quando il delfino del presidente russo ha assunto un ruolo chiave nel conflitto esploso dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.
La decisione di revocare l’onorificenza è stata presa nel corso del Senato Accademico ed è stata possibile per una nuova voce presente nel Regolamento, inserita lo scorso 26 settembre, che dà la possibilità di cancellare il titolo anche successivamente nel caso di «comportamenti incompatibili con i valori della comunità cafoscarina».
La proposta di inserire il caso all’ordine del giorno è partita proprio dalla rettrice Tiziana Lippiello, attaccata negli ultimi mesi da studenti, professori e altre personalità per aver lasciato Ca’ Foscari in una posizione ambigua. «La decisione giunge al termine di un approfondito lavoro istruttorio da parte di una Commissione senatoriale e a seguito della modifica al Regolamento per il conferimento delle Honorary Fellowship che in origine non prevedeva la revoca del titolo», ha spiegato Lippiello.
«La nostra comunità riconosce come valori irrinunciabili il dialogo fra le diverse culture e la promozione della pace». Alla votazione erano presenti tutti, eccetto il direttore dello Csar, il Centro studi sulle arti russe, Giuseppe Barbieri: «Se fossi stato in Senato avrei votato a favore, ma avevo un appuntamento improrogabile», ha detto il professore.
«L’attività del Centro continua perché non è mai stato un’emanazione del governo russo, né nessuno ci ha mai obbligato a fare nulla. Vorrei che si evitassero dietrologie».
Il riferimento è alle numerose richieste di chiarimento sul rapporto tra Csar e Russia, sollevate da chi sostiene che l’onorificenza prima e il tentennamento poi siano dovute a sovvenzioni speciali da parte del governo russo. Ora Medinskij verrà cancellato dall’elenco di professori prestigiosi. In realtà nessuno ha mai capito quale fosse il suo contributo scientifico. Noto per le sue posizioni omofobe e antioccidentali, era stato accusato di plagio.
«Credo che questa decisione avrebbe dovuto esser presa molti mesi fa», ha detto il professore Filippomaria Pontani, parte del Senato Accademico e promotore nel 2014 della petizione per la revoca del titolo.
«Gradirei che chi ha promosso a suo tempo questa onorificenza porgesse le sue scuse per un atto tanto improvvido». Soddisfatti anche gli studenti. «Dopo otto mesi di guerra, migliaia di morti e ripetuti solleciti da più parti, Ca’ Foscari revocare questa disonorevole onorificenza», ha detto Elisa Sartorelli, rappresentante degli studenti in Senato accademico, «siamo sollevati, ma rimane il rammarico per l’enorme ritardo». Nel corso delle polemiche esplose nel 2014, l’allora direttrice dello Csar Silvia Burini era andata di persona a Mosca a consegnare il titolo a Medinskij, scatenando il finimondo tanto che poi si era dovuta dimettere dal ruolo. Già all’epoca non si era visto di buon occhio che nel 2011 l’inaugurazione dello Csar fosse avvenuta alla presenza Svetlana Medvedeva, moglie del presidente Dmitrij e altre personalità collegate al governo. Ieri il capitolo è stato chiuso.
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