Medico accoltellato, è tentato omicidio

Arrestato l’aggressore del professionista di 60 anni che è stato operato per un polmone perforato ed è fuori pericolo
Di Diego Degan

CHIOGGIA. «Mi ha rovinato, mi ha rovinato». Gridava così Gianfranco Salvagno mentre lo separavano a forza da Agostino Perini. I due erano avvinghiati sulla porta esterna dell'ambulatorio del Perini, e afferravano entrambi una fiocina con cui Salvagno si era armato quando aveva deciso di non poterne più di quel medico che gli aveva portato via, ha detto alla polizia, «prima la moglie, poi la casa». Ma Salvagno aveva con sé anche un coltello da cucina, con una lama da una decina di centimetri, quello che ha usato per colpire ripetutamente, all'addome e alla schiena, il rivale: i testimoni parlano di una decina di coltellate, tanto che il coltello si è rotto. «Guardate cosa mi ha fatto» ha detto Perini ai soccorritori, mostrando il maglione intriso di sangue che loro hanno sollevato, mettendo a nudo le ferite sulla schiena. Poi sono arrivati i soccorsi e Perini è stato portato in ospedale, prima a Chioggia e poi a Mestre. Ieri è stato operato per il polmone perforato, la più grave delle ferire ricevute, e ora è fuori pericolo.

Erano le sette di sera di lunedì quando Salvagno, 59 anni, si è presentato in calle Gradara, nello studio di Perini, un anno più giovane. A quell'ora il medico finiva l'ambulatorio e non c'erano più pazienti. L'aggressore è entrato, fiocina in mano, e ha fronteggiato l'altro, gridandogli contro tutta la sua rabbia: il medico, infatti, è l'attuale compagno della sua ex moglie e Salvagno non si dà pace per il naufragio del suo matrimonio. Alcuni anni fa, accompagnato dal figlio maggiore, aveva aggredito in spiaggia a Rosolina, il medico, a suon di pugni. Tra i due, comunque, c'è una lunga storia di denunce reciproche che lunedì ha avuto uno dei peggiori epiloghi possibili. Cosa sia accaduto esattamente nello studio è ancora incerto, dato che non ci sono testimoni. Ma, ad un certo punto della colluttazione, i due sono finiti in strada, con il medico che gridava «Aiuto! Aiuto!». Il primo ad accorrere è stato un giovane che era andato a trovare la madre che abita lì vicino. Appena parcheggiata l'auto ha sentito le grida ed è corso a vedere. «Credevo fosse solo un litigio violento», riferisce, «quindi ho chiamato i carabinieri col cellulare, ho chiesto aiuto anch'io a gran voce, ma non sono intervenuto». A separare i due, invece, è stato Roberto Salvagno, che abita proprio di fronte. Era in pizzeria, venti metri più in là, ed è accorso anche lui sentendo gridare. «Li ho spinti uno da una parte e uno dall'altra», racconta, «l'aggressore si è allontanato verso corso del Popolo, il medico l'abbiamo riportato in ambulatorio». Un altro soccorritore è stato Guido Zennaro che abita nella casa accanto. «Quando lo abbiamo riportato dentro abbiamo tamponato le ferite usando il cotone che c'era nello studio. Non ha mai perso coscienza, ma faceva molta fatica a respirare anche perché, abbiamo capito dopo, è asmatico e cercava l'inalatore». Intanto Salvagno, che aveva buttato il coltello in un bidone di rifiuti, era andato a costituirsi in commissariato. Ora è in carcere a Venezia, con un'accusa di tentato omicidio.

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