«Maxi traffico illecito di rifiuti» I vertici della Cosmo a processo

NOALE. Avrà inizio il 21 febbraio davanti al Tribunale di Venezia, il processo ai vertici della Cosmo di Noale, accusati di un maxi traffico illecito di scorie: 900 mila tonnellate di rifiuti che invece di venire smaltiti in discariche autorizzate, sarebbero finiti sulle strade venete e di mezza Italia, mischiati ai sedimenti per l’asfalto.
Questa, in sostanza, l’accusa mossa dal pubblico ministero Giorgio Gava, che ieri ha ottenuto dalla giudice per le udienze preliminari Marta Paccagnella il rinvio a giudizio dei vertici della società: Claudio Cosmo, amministratore delegato della società; Nicola Cosmo, presidente del consiglio di amministrazione, e Francesco Valori, fino al 2016 responsabile tecnico dell’impresa.
Alla ditta, in qualità di persona giuridica, il pm Gava contesta invece di aver violato la legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa nei confronti delle figure apicali che avrebbero commesso un reato.
Gli imputati non hanno chiesto riti alternativi (con relativi sconti di pena in caso di condanna), decidendo di difendersi nel corso di un processo “tradizionale”, in aula, davanti al collegio. La giudice Paccagnella ha anche accolto la richiesta di costituzione di parte civile da parte di Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Eco-Istituto (con le avvocate Annamaria Marin e Sofia Aldegheri), della Regione Veneto e dei Comuni di Paese e Noale (con l’avvocato Elio Zaffalon).
Un caso esploso pubblicamente proprio un anno fa, quando i carabinieri forestali di Mestre hanno scoperto e sequestrato 280mila tonnellate di rifiuti che sarebbero stati mescolati con rifiuti in regola per ottenere un materiale, chiamato “Ecocem”, da usare per sottofondi e rialzi stradali. Un cumulo di 80mila tonnellate era stoccato in un’area adiacente l’impianto di Noale, dove c’è la sede principale della Cosmo Ambiente, mentre le altre 200mila tonnellate nella cava Campagnole di Padernello, nel territorio comunale di Paese. Non rispettando la norma - è l’accusa - la ditta aveva meno spese e impiegava meno tempo a produrre materiale da usare come sottofondo stradale per grandi opere come A4 e svincoli. «Nessun inquinante è stato rilasciato», si sono sempre difesi i responsabili della Cosmo. Presidente e ad sono rappresentati dall’avvocato Domenico Giuri, mentre Valori è difeso da Gianluca Rizzardi.
L’indagine sulla Cosmo Ambiente era nata come costola dell’inchiesta sul sistema di mazzette orchestrato da Claudio Ghezzo, all’epoca direttore commerciale di Veritas. In una intercettazione, diceva che per smaltire l’amianto si fidava in particolare di due ditte nel Veneziano, tra cui proprio la Cosmo. Così si è giunti al processo. Parola ai giudici del Tribunale di Venezia. —
Roberta De Rossi
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