Maxi furto a palazzo Falier: arrestati in Francia le “menti” del colpo
Carabinieri e polizia francese hanno seguito le loro mosse a Bobigny, a pochi chilometri da Parigi, poi sono scattate le manette. Il furto negli apartamenti di Giovanni e Marco Giol aveva fruttato 700 mila euro

VENEZIA. Mercoledì 12 maggio, nella prima mattinata, in Francia, nella città di Bobigny sono stati arrestati i due cittadini moldavi indagati, insieme ad altri tre connazionali, per il maxi furto a Palazzo Falier, a Venezia negli appartamenti di Giovanni e Marco Giol.
Colpo che fruttó, nel luglio 2019, un bottino di circa 700 mila euro in denaro in contanti, gioielli, orologi e oggetti vari.
I due avevano quasi subito abbandonato l’Italia tentando di far perdere le proprie tracce; il loro monitoraggio con l’ausilio del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia della Direzione centrale della polizia criminale del ministero dell’Interno ha consentito di seguire i loro spostamenti e localizzarli in una cittadina a pochi chilometri da Parigi ove sono stati catturati con l’ausilio delle forze di polizia francesi; la medesima sorte era toccata martedì ad un loro complice romeno localizzato ed arrestato in un piccolo comune vicino al confine con la Moldavia. I tre arresti all’estero sono stati eseguiti in esecuzione di un mandato di arresto europeo.
Il 4 maggio i carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Venezia avevano dato esecuzione a 8 misure cautelari personali (3 in carcere di cui 1 con mandato di arresto europeo, 2 agli arresti domiciliari, 3 obblighi di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria) a carico di altrettanti stranieri di nazionalità moldava (4) e romena (4), per una serie di furti aggravati in abitazioni ed in esercizi pubblici e commerciali.
L’attività investigativa diretta dalla Procura della Repubblica di Venezia, condotta tra il luglio 2019 e il giugno 2020, ha consentito di acquisire ai carabinieri elementi indiziari su un gruppo criminale, composto da cittadini romeni e moldavi, dedito a compiere furti aggravati in attività commerciali tra Venezia e la provincia di Treviso.
L’inchiesta era nata a seguito del furto a casa Giol. L’analisi dei sistemi di videosorveglianza privati e pubblici consentivano di monitorare le fasi di arrivo e allontanamento di quattro appartenenti alla banda; i dati acquisiti, opportunamente incrociati, hanno consentito di identificare due di questi che, mediante un carrello, hanno trasportato due casseforti utilizzando i vaporetti fingendosi operai.
La particolare modalità d’azione faceva presumere che i malviventi fossero stati ben indirizzati sull’obiettivo, circostanza che trovava effettivo riscontro dalle investigazioni che consentivano di identificare il basista.
Le indagini, estese ad altri connazionali contigui agli indagati, hanno consentito di acquisire elementi indiziari in relazione ad altri 12 furti perpetrati all’interno di ristoranti ed esercizi pubblici nell’area lagunare, e della limitrofa provincia trevigiana, e altre sette sono state le persone iscritte quali indagate e oggetto di misura cautelare.
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