Maxi evasione, Ormenese nei guai

MIRA. Diciassette milioni di euro evasi, trecentosettantamila euro di Iva non dichiarata, quattro denunciati per associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale e due per riciclaggio. È il bilancio finale delle verifiche svolte attraverso l’Operazione Domus dalla Guardia di Finanza di Mirano al gruppo “Costruzioni Ormenese” di Mira. Da tempo il gruppo opera nel settore della realizzazione e vendita di appartamenti ed uffici. Costruisce in Riviera e in tutta la provincia di Venezia, operando con sei società.
Il sistema adottato dal gruppo e scoperto dalle Fiamme gialle era molto efficace. Al cliente veniva fatto stipulare un regolare preliminare di acquisto dell’immobile contenente l’indicazione del prezzo effettivo da corrispondere nonché fatto versare un acconto sulla cifra complessivamente pattuita. Nei giorni immediatamente precedenti la stipula del rogito presso il notaio, lo stesso cliente veniva contattato telefonicamente dagli incaricati delle società interessate ed “esortato” a portare con sé il preliminare originario e a predisporre, oltre a uno o più assegni bancari circolari intestati alla società venditrice, altri assegni circolari intestati “a me medesimo”.
Successivamente l’incaricato incontrava il cliente, generalmente negli uffici aziendali, e procedeva a ritirare la copia del preliminare originario, al cui interno era indicato il reale prezzo di vendita dell’immobile, sostituendolo con un nuovo preliminare del tutto uguale al precedente con l’unica eccezione di riportare un prezzo di vendita inferiore.
Nello stesso momento, l’incaricato ritirava sia gli assegni intestati alla società venditrice, per l’importo corrispondente a quello successivamente fatturato, sia quelli con l’intestazione “a me medesimo” pari alla differenza tra il prezzo “reale” e quello dichiarato.
Al momento dell’incasso, l’incaricato provvedeva alla consegna degli assegni al rappresentante legale delle società il quale li faceva versare su conti correnti intestati a suoi familiari che non avevano alcun incarico e tantomeno una quota di partecipazione nelle società. Dal 2003 al 2006 è stata quantificata, attraverso una ricostruzione dei flussi finanziari transitati su 11 conti correnti non direttamente riconducibili alle sei società interessate dall’indagine, la mancata dichiarazione di 17 milioni di euro di ricavi e un’Iva evasa per 370 mila euro. A due titolari delle società e a due loro collaboratori è stato contestato il reato di associazione a delinquere finalizzato all’evasione fiscale. Agli intestatari dei conti correnti individuati è stato contestato il reato di riciclaggio. Si tratta di due parenti diretti degli imprenditori.
A carico dei direttori delle nove filiali degli istituti di credito presso le quali risultavano aperti gli 11 conti correnti e in solido ai rappresentanti legali degli stessi istituti di credito, è stata contestata l’omessa segnalazione per operazioni sospette per un ammontare complessivo di circa 1,6 milioni euro.
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