Marghera, la famiglia con l'hobby per le armi

Gilberto Berto, cuoco di 44 anni, ha contagiato moglie e figlie: «Ma non credo userei le armi per difesa personale»

MARGHERA. Una curiosità nata fin da piccolo, guardando i film dei cowboy. Poi quell’esperienza durante la leva militare. Infine, l’invito a tirare al poligono da parte di un amico. E’ nata così la passione per le armi di Gilberto Berto, 44 anni, cuoco nel ristorante Al Covo di Venezia. Tanto da trasferirla non solo alla moglie, ma alla famiglia intera. «Eppure», ammette, «penso che non la userei mai per difesa personale. Il mio è solo divertimento».

Cinque anni fa, Berto ha ottenuto il porto d’armi a uso sportivo. Usa una Beretta 98, simile a quella che usano le forze dell’ordine ad eccezione del calibro che è il 9 per 21. La moglie, Katuscia Cannata, all’inizio lo accompagnava e basta. L’arma la intimoriva. «Finché un nostro amico in comune», racconta Berto, «l’ha convinta». Nel frattempo iniziava a girare la pistola in casa. Gilberto, con le figlie adolescenti, decide di spezzare un tabù. Inizia a far vedere le armi scariche, «anche per togliere loro quella curiosità che rischia, in casi estremi, di essere pericolosa».

La passione, però, si trasmette anche solo osservando. E così succede anche a loro. Così Samatha, 23 anni, è riuscita ad ottenere il porto d’armi. La minore, 18 anni il prossimo gennaio, lo otterrà non appena maggiorenne. Grazie anche all’aiuto di suo padre, nel frattempo diventato istruttore di tiro.

Ma non è pericoloso, con le pistole in casa? «Chi prende un’arma», spiega Berto, «deve essere conscio di cosa prende in mano, come un ragazzo che prende la patente. Se non si porta con coscienza, anche girare in macchina può essere pericoloso. Lo stesso vale per un’arma, oggetto inanimato che può essere usato nel modo scorretto. A chi l’acquista, dico sempre che deve allenarsi e conoscerla per maneggiarla nella maniera più corretta possibile».

Chi pratica assiduamente un poligono, assicura il cuoco veneziano, lo fa per divertirsi. Sono pochissimi coloro che ci vanno per imparare a difendersi. Tra questi, soprattutto le forze dell’ordine. Chi lo fa per divertimento, garantisce, lo fa con un altro spirito. «Chi viene per imparare la difesa personale», dice ancora, «poi capisce che l’arma è solo l’ultima spiaggia. Noi insegniamo sempre a usare prima la testa, a rivolgersi alle forze dell’ordine in caso di necessità , ad adottare sistemi di difesa passiva come una porta blindata».

E non è neanche detto che riesca ad usarla se si trovasse di fronte un ladro. Lui stesso, istruttore, non è sicuro: «Probabimente non sarei in grado. Assonnato, con l’adrenalina in corpo, mi tremerebbe la mano. Ad ogni modo, per fortuna, non mi è mai capitato. In più, in Italia la legge è molto meno permissiva degli Stati Uniti. E questo è solo un bene». —

 

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