Marghera in delirio per Grillo: lo applaudono in ottomila

Piazza Mercato gremita, intasate le vie attorno: il Movimento 5 Stelle mostra i muscoli. Il leader contro Berlusconi, Bersani, Monti, Napolitano: «Torneremo a votare tra sei mesi»

MARGHERA. Non è bastata la pioggia a Padova, figuriamoci un po’ di vento e il clima semi-polare di Marghera. Lo tsunami non si ferma, perché quando a provocarlo è Beppe Grillo non c’è nulla da fare: in piazza Mercato ci sono almeno ottomila persone (15 mila per gli organizzatori). Anche nelle strade limitrofe non ci si muove. La diretta streaming ospita novemila utenti. C’è anche chi si mette in contatto da una nave piazzata di fronte alle coste senegalesi. Niente bandiere o manifesti, striscioni o cappellini. Solo poche casacche fosforescenti, qualche spilletta.

Il Movimento 5 Stelle non è un partito organizzato, e si vede. Il comico genovese (ma lui si definisce un ex) si presenta sul palco con una maschera veneziana bianca, accompagnato da applausi scroscianti. E lui non delude le aspettative. I capelli sono bianchi, ma la grinta è quella di “te lo do io il Brasile”.

«Giro l’Italia e vedo disperazione ovunque», attacca, «ma abbiamo acceso una speranza. Bisogna tornare a respirare, ci sono persone che piangono, mi abbracciano, gente che vive in macchina, non ce la fa più. La politica vive su un altro piano. Alla Caritas di Firenze ci sono solo famiglie italiane, l’altro giorno si è aggrappato a me un cinese piangendo».

In piazza si ride e s’applaude, e si scherza pure sulla principale accusa rivolta al Movimento: «sì, è vero, siamo populisti!». In effetti, l’entusiasmo si scatena quando si toccano i principali argomenti dell’antipolitica. «Un programma solido ce l’abbiamo. Devono andare tutti a casa». Applausi scroscianti.

Un affondo è dedicato a Berlusconi: «È incredibile sentire il nano che vuole ridare indietro l’Imu in contanti con l’aggiunta di un set di pentole. C’è gente che magari ci crede. Ma c’è anche gente che crede che Coccolino renda davvero i capi bianchi. Monti? È l’esorcista, ha peggiorato tutto, viene qui fa un movimento contro di noi costretto dalla Merkel, ogni settimana fa un decreto legge per fermarci». Applausi.

Affondo a D’Alema: «È contro la modernizzazione, usa ancora la penna stilografica, è uno snob del c…. che ha fatto il suo tempo». «Il programma? La prima cosa che faremo», annuncia, «è un reddito di cittadinanza». E attorno a questo punto ruota il ragionamento di Grillo sull’occupazione, un ragionamento che ha sempre accompagnato il suo pensiero.

«Ve l’hanno messa nel c… per anni con ’sto discorso del lavoro», tuona, «ma il lavoro deve essere una parte importante della tua vita ma non la tua vita, il lavoro che ti serve è un terzo di quello che fai. Il lavoro non è fare il minatore a 1.200 euro al mese. E non è andare in un call center. Che ci vadano i figli della Fornero a lavorare in un call center».

Un passaggio è riservato anche al nostro territorio, nel quale a causa dell’industrializzazione le prospettive di vita si sono abbassate. «Ma voi avete fatto battaglie straordinarie, non come è successo a Taranto». Beppe Grillo prosegue poi con i suoi cavalli di battaglia: rifiuti, ecologia, energia pulita, made in Italy, tematiche dei consumatori, microcredito. Non manca un durissimo affondo su Mps: bordate al Pd, al segretario Bersani e a Napolitano per il «più grande scandalo della storia». «Con 100 parlamentari e 6 milioni di elettori facciamo un c... così ai partiti che hanno terrore di noi. Vedrete, se non sfondiamo stavolta, fra sei mesi torneremo a votare».

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