Marghera, Fincantieri in Tribunale per l’area di Ive

Nelle aree industriali dismesse della prima Zona industriale - dove Comune e Porto vorrebbero realizzare una nuova stazione marittima per la grandi navi da crociera - il futuro si gioca nelle aule del tribunale a suon di vertenze e ricorsi legali.
Dopo le battaglie in tribunale tra l’imprenditore Andrea Mevorach e l’immobiliare del Comune (Ive) e tra quest’ultima e Syndial (Eni) sullo smaltimento dei 67 contenitori di rifiuti industriali, ora si sta consumando una nuova vertenza legale tra Fincantieri spa e Ive srl. Il nodo del contendere è l’area ex Agrimont Complessi - affacciata sul canale Nord e confinante con i 29 ettari degli ex Azotati rilevati anni fa dall’Immobiliare Complessi srl - che doveva diventare un’area di espansione della vicina Fincantieri e delle imprese del suo indotto. In tutto si tratta di 7 ettari di Ive (che includono vecchi silos e un capannone vicolati dalla Sopraintendenza dei Beni Architettonici e Culturali), acquistati da Fincantieri , che si affacciano sulla banchina Nord del canale Nord e sono collegati direttamente ai 35 ettari dello stabilimento di Fincantieri da una porzione dell’area Alutekna.
Ma a dieci anni dalla firma dell’atto di compravendita, l’area è ancora inutilizzata e ora Fincantieri, che l’ha pagata 8 milioni di euro, ha deciso di fare causa ad Ive per “restituirgliela”. Fincantieri spa non ha voluto spiegare il motivo della causa contro Ive e nemmeno quest’ultima che ora è presieduta dall’imprenditrice Agnese Lunardelli che è anche presidentedel Comitato delle Pmi di Confindustria Venezia e Rovigo.
Fonti bene informate sostengono che la causa del contenzioso legale non sono problemi di mancate bonifiche e nemmeno la questione dello smaltimento dei fusti di rifiuti industriali “Casagrande” che sta per essere completata. La vera causa della vertenza legale avviata da Fincaqntieri (controllata al 70 % dallo Stato italiano) sarebbe la decisione di abbandonare l’area acquisita da Ive, malgrado l’esigenza di allargare i propri spazi resti attuale, in quanto «non più praticabile». Eppure nell’estate del 2007, all’indomani della firma del rogito con Ive, Paolo Capobianco, allora direttore dello stabilimento veneziano di Fincantieri, aveva dichiarato: «i 35 ettari su cui sorge il cantiere storico di Fincantieri sono diventati insufficienti per la costruzione delle navi da crociera in portafoglio ordini».
L’operazione condotta in porto da Ive srl doveva permettersi non solo a Fincantieri di espandersi, ma anche di ospitare (grazie ai vincoli urbanistici logistico-industriali previsti da un’apposita variante del Prg approvata in consiglio comunale di Venezia nell’aprile del 2008) le più importanti imprese dell’indotto che lavora all’allestimento delle navi. Tutto il progetto è stato accantonato, proprio nel momento in cui i sindacati dei lavoratori chiedono a Fincantieri un piano industriale che garantisca il futuro dei cantieri veneziani che da tempo dovevano essere allargati e riorganizzati. La Fiom Cgil ha già lanciato il suo allarme: «Attenzione, Fincantieri abbandona l’idea di rafforzare i cantieri veneziani perché vuole dirottare sempre più navi da costruire nei mega cantieri francesi di Stx».
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