Manifestazione pro Palestina sotto la sede Rai: «Vergogna, siete complici del genocidio»
In 200 contro il comunicato dell’ad letto da Mara Venier a «Domenica In» dopo le prese di posizione di alcuni cantanti in gara a Sanremo

Non accettano, i giovani del laboratorio occupato Morion e dell’associazione Ya Basta Êdî Bese, «l’ennesimo silenziamento del genocidio del popolo palestinese e la conseguente difesa dello Stato opressore di Israele» avvenuto a Sanremo e durante la trasmissione Domenica In, quando l’amministratore delegato della Rai ha fatto leggere a Mara Venier un comunicato in risposta alle parole degli artisti che si sono timidamente espressi contro la guerra, primo fra tutti Ghali che al termine della sua esibizione ha detto «Stop al genocidio».
L’intervento non era piaciuto all’ambasciatore d’Israele in Italia, che aveva dichiarato di aver ritenuto «vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile».
Poi, era arrivato anche il comunicato dell’Ad della Rai – la scorsa domenica pomeriggio – in cui le dichiarazioni di pace sono state definite troppo politiche per un palcoscenico che «dovrebbe fare solo musica». Ciò ha fatto scuotere la testa agli attivisti di tutt’Italia. Così, mentre circa 200 persone si sono radunate in campo San Geremia a Venezia, sede della Rai, a Milano, Torino, Napoli e nelle altre principali città è stato fatto lo stesso con, nel caso di Napoli, manganellate e scariche della polizia contro i manifestanti.

«Un testo negazionista» spiegano i manifestanti a Cannaregio, «che esprime chiaramente appoggio allo stato sionista e genocida di Israele, proseguendo sulla linea propagandistica che negli ultimi mesi i mass media e il governo italiano hanno cavalcato per oscurare le immagini del genocidio e ancora prima dello stato di apartheid, accettando e indossando il bavaglio messo dagli sionisti israeliani».
Sotto le finestre della televisione, a Venezia così come delle altre città, attivisti e cittadini hanno gridato «vergogna», ribadendo che «ancora una volta la Rai censura in diretta dimostra una politica di repressione ideologica». Chiedono un’informazione diversa, corretta, libera, in cui le prese di posizione non vengono oscurate, silenziate.
«La nostra non è una posizione ideologica» continuano, «ma una voce giusta e umana, che semplicemente condanna la morte di migliaia di vite innocenti e l’oppressione della popolazione palestinese, portata avanti sulla base di un’economia di guerra che lucra sul sangue dei bombardamenti e di cui lo stato italiano è interamente complice.
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