«Mancano presidente e giudici» Giustizia tributaria in difficoltà

Il facente funzioni Carmine Scarano denuncia addirittura la difficoltà a formare i collegi giudicanti Resta ingente la mole di lavoro per le commissioni: 7.890 sentenze di primo grado, 2.422 di secondo
Di Simone Bianchi

Il nuovo anno giudiziario tributario è stato aperto ieri anche a Mestre. Il presidente facente funzione della Commissione tributaria regionale di Venezia, nel discorso introduttivo ha rimarcato il numero esiguo di giudici in servizio.

«Un aspetto», ha detto Carmine Scarano, «che rende estremamente difficile formare i collegi giudicanti». Situazione che era stata sottolineata anche lo scorso anno, con un effetto domino che ha visto ridursi in modo considerevole le sezioni attive sul territorio, a seguito del naturale esodo dovuto a trasferimenti, promozioni e pensionamenti dei giudici, senza il naturale ricambio necessario.

Questione che è stata puntualizzata anche dall’avvocato Umberto Santi per la Camera degli avvocati tributaristi del Veneto, che si è soffermato sulle necessità della Commissione tributaria provinciale di Venezia. Per il presidente Scarano, inoltre, «un altro problema riguarda la mancanza del presidente della Commissione tributaria regionale, il cui ultimo titolare è andato in pensione nel 2011, e per la cui sostituzione si dovrà aspettare ancora a lungo. Stessa situazione vale anche per la Commissione tributaria provinciale di Venezia. Di qui una banale considerazione: uffici così importanti non possono essere retti per tanti anni da presidenti facenti funzione e per motivi a tutti evidenti, se si ritiene di dover risolvere in modo adeguato i problemi che pongono le specifiche realtà territoriali». Scarano ha toccato altri temi, quali «l’eccessiva prolissità di molti atti che vengono ricevuti», ma anche «la difficoltà a stare in giudizio da parte dell’Amministrazione finanziaria che, pur avvalendosi di funzionari molto preparati, per difetti organizzativi e di coordinamento con gli uffici territoriali, non mette i propri funzionari in condizione di svolgere una adeguata difesa delle ragioni del Pubblico Erario, a fronte di una assistenza tecnica molto agguerrita da parte di contribuenti, specie nelle cause di elevato valore economico.

Per contro, in alcuni casi c’è una persistenza nel contenzioso da parte della stessa Amministrazione finanziaria, dovuta a pura inerzia burocratica. Situazione che finisce per riversare sul contribuente un onere aggiuntivo, oltre a quello di un accertamento rivelatosi ingiusto, e aggravare così le Commissioni di un lavoro inutile che potrebbe essere evitato». Sotto il profilo statistico, risulta diminuito il numero di ricorsi depositati in primo grado fino al giugno 2015, mentre il numero degli appelli alla Commissione tributaria regionale è rimasto pressoché invariato. Con sentenza di primo grado sono stati definiti 7.890 ricorsi, e 2.422 in appello con una media di sentenze riformate del 37 per cento. In aumento la tendenza a presentare istanze di sospensione della esecutività delle sentenze a causa delle difficoltà economiche dovute alla crisi.

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