Mafia nigeriana e spaccio, arresti nel Veneziano

Uno dei comandanti dell’organizzazione aveva la base a Musile. Gruppo dei Valhalla Marine, un fermato a Mirano
Un frame tratto da un video, reso disponibile dalla Polizia di Stato, che riguarda l'operazione chiamata "Viking" o "Norsemen Kclub International" che ha portato all'emissione di decine di provvedimenti restrittivi di natura cautelare, in corso di esecuzione, nei confronti di appartenenti ad un'organizzazione nigeriana di stampo mafioso, Torino, 28 ottobre 2020. Oltre duecento agenti sono impegnati da questa mattina all'alba nella vasta operazione di Polizia, condotta dalle Squadre Mobili di Torino e di Ferrara. ANSA / Ufficio Stampa - Polizia di Stato +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++
Un frame tratto da un video, reso disponibile dalla Polizia di Stato, che riguarda l'operazione chiamata "Viking" o "Norsemen Kclub International" che ha portato all'emissione di decine di provvedimenti restrittivi di natura cautelare, in corso di esecuzione, nei confronti di appartenenti ad un'organizzazione nigeriana di stampo mafioso, Torino, 28 ottobre 2020. Oltre duecento agenti sono impegnati da questa mattina all'alba nella vasta operazione di Polizia, condotta dalle Squadre Mobili di Torino e di Ferrara. ANSA / Ufficio Stampa - Polizia di Stato +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++



Testa in Nigeria, vertici a Ferrara, tentacoli anche in Veneto, compresa Venezia, in particolare a Musile di Piave.



Tra i 31 arrestati ieri dalla direzione distrettuale antimafia della procura di Bologna nell’ambito dell’operazione denominata “Signal” c’è infatti anche Godspower Okoduwa conosciuto come Dozen, nigeriano di 31 anni. È ritenuto, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, «un soggetto che si è messo particolarmente in evidenza nel settore del narcotraffico nelle zone di Mestre, Venezia e Padova, come comprovato da numerosi episodi di spaccio e detenzione».



I principale episodi di spaccio contestati sono avvenuti a Musile di Piave dal 2018 fino alla metà del 2019, quando il comandante Dozena abitava a Musile. Decine di cessioni di cocaina e marjuana che avvenivano nel parcheggio di un supermercato, dove il nigeriano si trovava con i clienti. C’era, ovviamente, un codice, una lingua segreta con la quale i consumatori chiedevano, al telefono, le dosi di cui avevano bisogno. E così si vedevano «per un caffè grande» o «per un caffè piccolo». Nell’ambito dell’organizzazione, stando alla ordinanza di custodia, a Dozen spettava «il ruolo di promotore dirigente e organizzare dell’associazione».



L’inchiesta partita da Ferrara, e che poi si è allargata al Nordest, nasce a fine luglio 2018 da un tentato omicidio di un giovane appartenente a un gruppo rivale, gli Eiye, aggredito con un machete da cinque connazionali in zona Gad a Ferrara. Dopo gli arresti nel 2019 le indagini sono approdate al pm della Dda Roberto Ceroni, per dimostrare l’esistenza nel Ferrarese della mafia nigeriana “Supreme Viking Arobaga” collegata al network internazionale. È questo il gruppo cui appartengono i 31 arrestati ieri. Nel corso dell’inchiesta è stata scoperta anche la suddivisione gerarchica, con direttive impartite dalla Nigeria e associati vincolati al rispetto della segretezza, affiliati con riti tribali, durante riunioni alla presenza dei capizona, tra Brescia e Veneto.



A Ferrara è stata accertata la centralità della figura di Emmanuel “Boogie” Okenwa, dj di musica afro beat, per le province di Ferrara, Padova, Treviso e Venezia, controllando il territorio e dirimendo le numerose diatribe che scoppiavano tra associati di rango medio-inferiore, occupandosi di spedizioni punitive. Per un certo periodo Dozen aveva abitato a casa di Boogie. La cocaina arrivava prevalentemente da Francia e Olanda – grazie a connazionali – per poi essere smistata verso il Veneto. In un’occasione è stato intercettato un carico di circa dieci chili.



Ieri però c’è stata un’altra vasta operazione contro la mafia nigeriana. C’è stata infatti quella della procura di Torino che ha smantellato un altro “cult”, come vengono chiamati i gruppi criminali nigeriani. Se a Ferrara c’erano i Vikings-Arobaga, a Torino dettavano le regole dello spaccio i Valhalla Marine. L’inchiesta di Torino ha sgominato, con 43 arresti, un’organizzazione che gestiva in diverse zone il commercio su strada di sostanze stupefacente e lo sfruttamento della prostituzione di donne nigeriane. Una delle peculiarità dell’articolazione torinese dell’associazione era rappresentata dal ruolo delle donne, affiliate attraverso rapporti sessuali di gruppo con l’appellativo di “Queen” o “Belle”. Tra loro Aisha Osayande, detta’One Queen’, unica delle donne ad assumere la veste di associata, con l’incarico di controllare le connazionali sfruttate. L’inchiesta torinese è iniziata nell’estate 2018 dalle dichiarazioni della vittima di una aggressione. L’organizzazione criminale era particolarmente violenta ed era solita punire le “trasgressioni” con una speciale arma da taglio, una sorta di machete, detto Manga e Maga. L’operazione nata sotto la Mole ha visto l’arresto, a Mirano, di un affiliato, che si era trasferito nel Veneziano da sole poche settimane. —





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