Maestri d’ascia tra mille ostacoli. «Impossibile trovare gli spazi a Venezia»

Giovanni Da Ponte, 35 anni, dopo 15 anni di lavoro è alla ricerca di un laboratorio a causa degli affitti troppo alti. «Di questo passo, la tradizione cittadina rischia»

VENEZIA.


A Venezia i maestri d’ascia, gli artigiani che realizzano le barche di legno, hanno una secolare tradizione, eppure questo lavoro rischia di scomparire. «Ormai sono una quindicina di anni che svolgo questo mestiere, ma non ho ancora un mio laboratorio perché è impossibile trovare uno spazio e sono costretto a chiedere ospitalità in posti vari” spiega Giovanni Da Ponte, 35 anni, «questo è uno dei grandi problemi a Venezia che rischia di contribuire a lungo andare a dissolvere questa maestranza. Si parla tanto di artigianato, ma poi non si fa nulla per aiutare gli artigiani».

Da Ponte, finiti gli studi di elettronica, a 20 anni si iscrive a un corso per allievi maestri d’ascia promosso dalla Confartigianato di Venezia e finanziato da Fondi sociali europei. Da allora ha realizzato una quindicina di barche di legno. «Ho sempre amato le barche e l'ingegneria navale era lontana dalla mia idea di costruzione. La barca di legno è un modo di vivere la laguna perché ti sposti galleggiando», racconta, «il corso era tenuto dal maestro Matteo Tamassia. Successivamente, ho fatto l’esame in Capitaneria ed è stata una soddisfazione perché il maestro d’ascia è una delle tre figure riconosciuta dal Ministero delle Infrastrutture con il costruttore navale e l’ingegnere navale. Inoltre, fa parte della nostra storia e della nostra cultura, in particolare a Venezia».


Da Ponte fino a oggi ha realizzato una quindicina di barche, tutte rigorosamente in legno, ma non ha ancora un posto suo perché gli affitti degli spazi sono altissimi e in una delle poche aree nate per la cantieristica, Sant’Elena, nasceranno appartamenti.

«Ho realizzato una topetta per un cliente svizzero perché in Svizzera non ci sono più maestri d’ascia, ma se si andrà avanti così anche Venezia rischia», prosegue, «creare più spazi per chi realizza barche in legno potrebbe dare molto più lavoro anche a noi perché, grazie a un buon portale e alla promozione, potremmo diventare un punto di riferimento per questa maestranza. Inoltre sarebbe per molti giovani un’alternativa professionale a quella della monocultura turistica, senza contare che stiamo portando avanti una tradizione che è intimamente legata alla città».

In genere i clienti arrivano con una foto di come vorrebbero la loro barca, poi Da Ponte la disegna al computer con un programma tridimensionale per discutere come potrebbe essere realizzata. «Farsi costruire una barca è come chiedere un vestito su misura» spiega «in genere la lunghezza è sui sette metri, il materiale è il rovere per la struttura e il mogano e il larice per gli interni».

Da Ponte in questo periodo sta realizzando un nuovo progetto, una barca a legno per disabili, in collaborazione con Venti di Culture, per dare a tutti la possibilità di vivere la laguna e di provare la pace e la bellezza di galleggiare sull’acqua. —

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