L’unica azienda del Petrolchimico fuori dal sistema di allerta Simage

Gianni Favarato / marghera
Prima di chiamarsi 3V Sigma e produrre additivi utilizzati per prodotti che vanno dai cosmetici al calcestruzzo, si chiamava 3v Cpm, e ha sempre fatto capo alla famiglia bergamasca Seccomandi, attiva dal 1958 nel settore chimico.
A Porto Marghera è arrivata nel 1988, quando ha acquisito e ristrutturato i vecchi impianti dell’ex Montedison in via Malcontenta, per produrre sbiancanti chimici derivati dalle lavorazioni del Tdi di Dow Chemical (chiuso nel 2006) che a sua volta era legato al ciclo del cloro del Cvm e Pvc, chiuso nel 2009.
Pur essendo inserita in “un’area a rischio di incidente rilevante”, soggetta alle direttive Seveso, 3V Sigma non ha mai sottoscritto il protocollo di adesione al Sistema Integrato per il Monitoraggio Ambientale e la Gestione delle Emergenze (Simage) e nemmeno ha firmato la delega con il mandato per gestire i rapporti con le autorità e le istituzioni all’Ente Zona Industriale (che fa capo a Confindustria) a cui aderiscono invece le vicine aziende chimiche che pagano il previsto contributo al Simage.
Ma è stato proprio il sistema di allertamento previsto dal Simage – che fa capo all’Arpav e coinvolge la rete di monitoraggio dell’Ente Zona Industriale di Porto Marghera – a chiamare per primo, l’altro ieri, i vigili del fuoco e a far intervenire prontamente la squadra di vigili interni del consorzio Spm di cui fanno parte invece tutte le altre aziende che operano nell’area del Petrolchimico e utilizzano i sevizi comuni, al quale 3V Sigma non ha mai aderito, nemmeno a quello. Eppure le materie prime utilizzate da due suoi impianti arrivano in autobotte per essere stoccate in serbatoi, ad eccezione dell’idrogeno che viene fornito via linea dal limitrofo stabilimento Sapio e della ammoniaca che viene fornita da Eni. Proprio i serbatoi che sono andati a fuoco l’altro ieri, sono stati interessati il 16 agosto del 1999 da un precedente e grave incidente, con due operai intossicati durante le operazioni di bonifica di una cisterma, che portò al sequestro temporaneo degli impianti. Ma tant’è, 3V Sigma è un’azienda “a sè stante” all’interno del Petrolchimico, nera come la nube che l’altro ieri ha oscurato il cielo e appestato l’aria veneziana.
I primi a non meravigliarsi per l’incendio sono stati i sindacati dei lavoratori chimici veneziani che hanno sempre avuto vita difficile in quest’azienda e, poche ore dopo il devastante incendio di venerdì, hanno parlato di un “disastro annunciato” e ieri hanno chiesto e ottenuto un intervento del Prefetto. «Da anni, ormai», ha dichiarato il segretario della Femca-Cisl (unico sindacato ad avere iscritti alla 3V Sigma) Giuseppe Callegaro, «facciamo all’azienda continue richieste di incontro, segnalazioni e denunce sulla salute e la sicurezza nello stabilimento. L’ultima è dello scorso 13 maggio ed è rimasta senza riscontro ma in compenso ora l’azienda ci minaccia di querela per diffamazione». «Un’azienda chimica», aggiunge Davide Camuccio, della Filctem-Cgil, «non può permettersi di abbassare la guardia soprattutto se inserita in un contesto quale il Petrolchimico di Porto Marghera». «Questa è un azienda chimica che non è inserita nella complessa macchina del Petrolchimico», ha dichiarato a sua volta Cristian Tito della Uiltec, «quindi è al di fuori delle logiche aziendali e sindacali sulla salute e la sicurezza per i lavoratori e l’ambiente che vedono entrambe le parti da decenni costantemente impegnate affinché ci si possa avvicinare il più possibile al famoso “rischio zero”». Purtroppo, confidano con preoccupazione i sindacalisti, 3V Sigma dopo il terribile incendio è inagibile e rischia la chiusura, malgrado la sua recente partecipazione al bando di finanziamento di Invitalia per “l’area di crisi complessa di Porto Marghera”, presentando un progetto di investimenti di complessivi 6 milioni e mezzo di euro.
Il progetto prevede un intervento dei previsti fondi agevolati - messi a disposizione dal ministero di Sviluppo con la legge 181/1989 – per un totale di 4 milioni di euro, impegnandosi a creare 24 nuovi posti di lavoro, tanto da conquistarsi 30 punti e finire in testa alla graduatoria. Il caso vuole che, giusto l’altro ieri, nello stesso giorno dell’incendio, l’Autorità di sistema portuale di Venezia abbia pubblicato l’ordinanza di convocazione della Conferenza dei Servizi per l’approvazione del progetto presentato dalla società per l’ampliamento dell’impianto per la produzione di prodotti per la cosmesi e per le plastiche, sottolineando che «la conclusione positiva del procedimento amministrativo è subordinata all’acquisizione di pareri, intese e nulla osta di enti e amministrazioni». —
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