L’ultima sfida di Michielan l’imprenditore di Noale che vende gelato in Tibet «Poi aprirò in Mongolia»

la STORIAProduce gelati artigianali nei posti più impensabili, e talvolta molto freddi, dove nessuno crederebbe si potesse arrivare sin lì. Dopo aver aperto il museo del gelato giusto un anno fa a...

la STORIA

Produce gelati artigianali nei posti più impensabili, e talvolta molto freddi, dove nessuno crederebbe si potesse arrivare sin lì. Dopo aver aperto il museo del gelato giusto un anno fa a Jiaxing, non distante da Shanghai in Cina, Piero Michielan, imprenditore nato a Noale con l’azienda a Scorzè, è sbarcato da poche settimane a Lhasa, in Tibet, a quota 3.700 metri d’altezza, dove d’inverno si va, eccome, sotto zero.

Lì hanno aperto un centro commerciale ed è il solo straniero a essere presente con i suoi prodotti: gelati, ciocccolato, caffè, pasticceria, bibite. Tutto rigorosamente italiano e veneto, soprattutto. Insomma, si potrebbe definire “il gelato più alto del mondo”. Ma c’è di più: entrare in Tibet non è semplice come degustare un cono. Servono visti, autorizzazioni, occorre un tour organizzato per arrivarci. «Ci sono rimasto tre giorni» spiega Piero Michielan «con un visto lavorativo. Il contatto è nato dopo una delle due fiere fatte in Cina; mi si è presentata una famiglia tibetana, mi ha proposto Lhasa e abbiamo firmato il contratto».

Michielan, 58 anni, da tempo lavora in franchising e nel paese più popolato al mondo è legato alla Popland, un’azienda impegnata da quasi trent’anni a produrre gelato in Cina. L’imprenditore veneziano mette a disposizione i suoi marchi Gelato Michielan e Gelato di Natura, le conoscenze, forma il personale, fa arrivare i prodotti sul posto ma non entra nel discorso commerciale e del prezzo di mercato. «Abbiamo 130 punti vendita nella sola Cina», spiega, «partendo dalla parte meridionale, dove le temperature sono più calde, ma siamo molto presenti pure a Pechino. In quel paese stiamo andiamo bene, così pure negli Emirati Arabi, e anche in Europa stiamo lavorando bene. Uno dei nostri distributori russi vende parecchio in Siberia». Michielan ha iniziato come tanti suoi coetanei, cominciando a fare esperienza in Germania, mentre a 21 anni si è sposato con Antonella Storer. Nel 1982 inaugurava la prima gelateria a Noale. In azienda ci sono pure i figli Elisa e Riccardo. È Cavaliere della Repubblica.

Ma i cinesi, cosa apprezzano del gelato italiano? «Amano molto lo yogurt», racconta, «ma anche il latte macchiato e un gusto apposito chiamato Marco Polo, ossia del pistacchio variegato amarena. Vanno bene pure la fragola, i frutti di bosco e il tiramisù. Invece non funzionano il limone e la banana». Dodici mesi fa, ha aperto il museo del gelato con 1600 metri quadrati d’itinerario dove far conoscere uno dei prodotti più amati, se non il più amato. «Gli italiani», osserva Michielan, «sono i più bravi a farlo, abbiamo delle grandi materie prime». Ma Michielan ha voglia di mettere in atto altri progetti e per il 2019 vorrebbe piazzarsi in Mongolia, dove per gran parte dell’anno il caldo non è proprio di casa e in inverno si scende e meno 20, e più, come niente. «Il prossimo obiettivo è questo», continua, «ma tante idee stanno montando per il futuro». Proprio come il gelato. —

Alessandro Ragazzo

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