L’ospedale dell’Angelo parla francese, Astaldi cede le quote e incassa 50 milioni

MESTRE. Da oggi parla francese Veneta Sanitaria Finanza di progetto, società che gestisce l’ospedale dell’Angelo di Mestre costruito con un project financing dell’era Galan, società cui l’Usl ogni anno paga un canone annuo di circa 65 milioni di euro. Il gruppo di costruzione Astaldi, come già annunciato in primavera in occasione della presentazione del piano 208-2022, ha perfezionato la vendita delle quote che deteneva in Veneta Sanitaria. Astaldi e la sua partecipata Astaldi Concessioni hanno ceduto il 59,4% (rispettivamente il 53,9% e il 5,5%) del capitale sociale di Veneta Sanitaria a Core Infrastructure II, un fondo istituzionale infrastrutturale controllato da Mirova, del Gruppo Ostrum Asset Management, che fino allo scorso marzo si chiamava invece Natixis Asset Management.
E’ un fondo francese che a sua volta fa parte del secondo gruppo bancario francese, il Bpce nato nove anni fa dalla fusione di due dei principali istituti d’oltralpe. Per entrare in possesso di quasi il 60% delle quote della società concessionaria, il gruppo francese avrebbe sborsato circa 50 milioni di euro, in linea con quanto la scorsa primavera Astaldi aveva previsto di incassare dalla dismissione.
Il gruppo di costruzioni italiano - che su scala internazionale ha realizzazione e sta lavorando anche alla cessione del terzo ponte sul Bosforo, in Turchia - rimarrà all’interno di Veneta Sanitaria con una quota dell’1% (di cui lo 0,5% tramite Astaldi Concessioni) con l’obiettivo di assicurare «la continuità sia nello sviluppo delle attività di gestione operativa dell’infrastruttura», fa sapere la stessa Astaldi, «sia nei rapporti con l’Usl 3». Astaldi, tra le aziende che hanno costruito l’ospedale, nell’agosto del 2017 aveva rafforzato la propria posizione in Veneta Sanitaria acquisendo il 23,4% delle quote che erano del gruppo Mantovani, gruppo in forte difficoltà che aveva bisogno di soldi per alleggerire la propria posizione debitoria nei confronti delle banche. Piano di risanamento concordato con Mediobanca.
Oggi, poco più di un anno dopo, l’ingresso con oltre il 59% delle quote garantisce alla società francese una posizione di primo piano mentre il rimanente 40% resta nelle mani dei soci storici: Gemmo, Cofely Sinergie, Mattioli e Studio Altieri, e ancora Mantovani, se pur con una quota minima, lo 0,10%. Che cosa cambierà nel dialogo tra Veneta Sanitaria e Usl è ancora tutto da capire. In questi anni il rapporto tra l’Usl, in particolare con l’arrivo del direttore generale Giuseppe Dal Ben, e la società concessionaria, non sono stati facili, soprattutto per la volontà dell’Usl di rivedere una concessione sbilanciata a favore dei privati promotori del project financing il cui canone peserà per molti anni ancora sul bilancio della sanità pubblica.
Nel 2015 l’esito di un lodo arbitrale ha sancito la necessità di una rinegoziazione e ha imposto la riduzione del canone dei servizi del 10% a partire dal 2013. Una riduzione di circa 7 milioni di euro l’anno che, vista la durata della concessione, che scadrà nel 2033, valgono circa 140 milioni di euro. L’Usl per il momento preferisce il silenzio, mentre i sindacati aspettano di capire se e quali ripercussioni ci saranno sulla struttua per il cambio di proprietà.
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