L’omicidio di Sant’Anna Walter Ferro l’accusatore

CHIOGGIA. È la sorella di Vitalie Homencu, il moldavo di 33 anni ucciso a Sant’Anna il 7 gennaio dello scorso anno, a raccontare agli inquirenti che il fratello doveva incontrare a Chioggia un certo Walter e non è stato difficile per gli investigatori delle Squadre mobili di Vicenza e Venezia risalire poi all’identità precisa dell’uomo, si trattava dell’artigiano chioggiotto Walter Ferro, 50 anni, arrestato dai carabinieri per il furto commesso dai Tolomei padre e figlio, Gianni e Ivan, in concorso con Raducan Kostica, rumeno residente ad Aprilia, e Ionut Bobea, rumeno dipendente dei Tolomei. E Ferro, messo alle strette, non ha avuto difficoltà ad accusare l’amico Gianni Tolemei dell’omicidio, riferendo come era andata davvero, visto che c’era anche lui quando l’agricoltore ha sparato a bruciapelo almeno due colpi di pistola al moldavo, uno al torace, l’altro alla testa. Ha precisato, però, che neppure sapeva che Tolomei volesse ucciderlo: erano d’accordo per rapinarlo, portagli via i quindicimila euro che aveva con sè, picchiandolo con un bastone. Invece, all’improvviso Tolomei avrebbe estratto la pistola e avrebbe sparato almeno due volte. Ed era stato sempre lui, che già lo conosceva, a chiamare in Italia Homencu, proponendogli l’affare, acquistare un’auto usata per rivenderla poi a Chisinau. Ferro aveva il dente avvelenato con Tolomei perché era stato lui a tirarlo in ballo per il furto del 27 marzo 2013 in una fattoria confinante con quella dei Tolomei: quella sera erano finiti subito in manette padre e figlio e Bobea e proprio il primo avrebbe poi rivelato ai carabinieri che con loro c’erano anche Ferro e Kostica, che sono stati arrestati in luglio. Quando i pubblici ministeri Roberto Terzo e Walter Ignazitto sono arrivati a Ferro, evidentemente ha capito che avrebbe potuto vendicarsi e ha raccontato quello che aveva fatto Tolomei due mesi prima, il 7 gennaio, con la stessa pistola, una Beretta calibro 7,65, che era stata sequestrata al figlio mentre stava svolgendo il ruolo di palo con l’arma sotto i l sedile dell’auto. Una pistola, che stando sempre alle dichiarazioni di allora di Tolomei, gli aveva procurato proprio Ferro. Tra l’altro, sempre dopo quel primo arresto per un furto che gli aveva procurato un bottino davvero misero (una televisione e alcuni trofei di caccia) il sospetto omicida aveva anche risposto alla domanda se avesse mai utilizzato quell’arma, sapendo che con le analisi di laboratorio avrebbero presto scoperto se aveva sparato. Aveva sostenuto che nei primi mesi dell’anno - gennaio 2013 - aveva sparato due o tre colpi contro un tronco per esercitarsi.
Ieri, intanto, Tolomei, difeso dall’avvocato Mauro Serpico, ha deciso di non rispondere alle domande del giudice Massimo Vicinanza, avvalendosi della facoltà di tacere che gli dà il codice. Il magistrato deve decidere se convalidare il fermo e se emettere un’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti per omicidio volontario premeditato, occultamento di cadavere, rapina e porto abusivo d’armi. Il magistrato scioglierà la riserva questa mattina, nel frattempo l’avvocato Serpico ha preannunciato i l ricorso al Tribunale del riesame in attesa che gli inquirenti ricevano i risultati della perizia balistica sulla pistola sequestrata a Tolomei.
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