Lite sui soldi, uccide il papà a coltellate

Moreno Longo, geometra di 55 anni, aggredito in casa dal figlio Filippo di 22: in arresto. L'omicidio dopo l'ennesima lite sull'assegno di mantenimento che il padre non voleva più versare
DOLO. L'ennesima lite per quell'assegno di mantenimento che il padre ricco non voleva più pagare al figlio incapace di mantenersi. Le parole lasciano spazio alla violenza che paralizza il cervello di Filippo Longo, 22 anni, che con un coltello massacra il padre Moreno, 55 anni, uccidendolo.


Il delitto ieri mattina intorno alle 11.30, in una casa bifamigliare di via Luigi Nono al civico 1. Per certi versi un delitto annunciato considerate le infinite liti che si sono consumate negli ultimi tre anni e con minacce esplicite del ragazzo nei confronti del padre. Una situazione di incomprensioni, di scontri verbali per quell'assegno che il geometra Moreno Longo, con studio in piazzetta a Mira Porte e la passione per le auto sportive, non voleva più pagare da quando il figlio era diventato maggiorenne.


Ieri mattina, intorno alle 11.30, da quanto fin qui ricostruito dai carabinieri di Chioggia del capitano Antonello Sini, il geometra torna a casa. Ritorna nell'abitazione che divide con il figlio dopo che la compagna Sabrina De Zanetti, 48 anni, madre di Filippo se ne era andata. L'uomo parcheggia la spider Nissan davanti al cancello, saluta un vicino ed entra. Il figlio è a casa dal lavoro. Negli ultimi sei mesi sta frequentando uno stage al mobilificio I-Living di Dolo. Il ragazzo sta facendo, infatti, un corso per arredatore. Da due giorni però era a casa.


Appena entrato il padre, scoppia l'ennesima lite. Sempre sullo stesso argomento: l'assegno di mantenimento. Soldi, per avere i quali, il ragazzo si era rivolto ai giudici civili. Ieri mattina la discussione avviene nella zona notte al primo piano. Gli animi sono molto esagitati. Volano parole pesanti, insulti, minacce. Forse c'è una collutazione se le suppelletili dei mobili e qualche sedia delle stanze volano a terra. Molto probabilmente i due scendono giù. Qui il ragazzo trova un coltello da cucina, lungo una ventina di centimetri, lo impugna e minaccia il padre. Il geometra deve capire che le minacce del figlio, questa volta, stanno diventando realtà. Non fa in tempo a rifugiarsi al piano superiore e mettersi in salvo. Filippo lo colpisce ripetutamente con il coltello. L'uomo crolla supino sulle scale interne e in un lago di sangue che segna per quasi tutta la lunghezza la scala e i muri della stessa.


Il ragazzo ha sfogato tutta la sua rabbia, il suo rancore. Cosa ha fatto successivamente è messo nero su bianco durante la sua confessione fatta ai carabinieri che lo hanno interrogato. Sta di fatto che dopo l'omicidio si reca in bagno, forse per lavarsi le mani. Quindi esce, sale sulla sua «Ford Ka» e corre a casa della mamma in via Montale 52, a Cazzago di Pianiga. A casa la mamma Sabrina non c'è. La cerca al cellulare, la trova, e le dice: «Ho fatto qualche cosa di brutto». Sono circa le 13, la signora torna a casa, avverte i carabinieri di Dolo che arrivano a Cazzago in pochi minuti. I militari accompagnano il ragazzo in via Nono, nella casa del delitto. È Filippo che apre la porta. Arrivano i medici del Suem. Possono solo constatare la morte del geometra.


Il ragazzo viene portato in caserma a Dolo. È sotto choc ma comunque collabora, anche se fa fatica a parlare, con i carabinieri. In via Nono arrivano gli investigatori della scientifica per il sopralluogo che servirà a ricostruire gli orari, le fasi del delitto e la scena. Sul posto anche il medico legale e solo in quel momento. Il cadavere viene girato. Complessivamente, da questo primo sopralluogo sul cadavere, vengono contate una decina di ferite in varie parti del corpo, alcune anche al petto. In bagno viene trovato il coltello che forse il ragazzo ha utilizzato per uccidere. I carabinieri sequestrano anche altri coltelli.


In caserma a Dolo intanto, assistito dall'avvocato di Dolo Sara Scattolin, Filippo collabora e ammette le sue responsabilità. Due ore di interrogatorio sofferto durante il quale il ragazzo ha avuto parecchie difficoltà a parlare per lo stato di choc in cui si trovava. Quindi è scattato l'arresto per omicidio volontario con l'aggravante dei legami di parentela. I sopralluoghi sul luogo del delitto e sull'auto del ragazzo sono durati fino a sera. Quindi per Filippo si sono aperte le porte del carcere.

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