L’immobile di Venini comprato da Berengo «La vetreria resterà»

Il nuovo proprietario: «Nessuna intenzione di mandarli via» E c’è l’ipotesi di un’offerta in extremis da parte di Damiani



L’immobiliare milanese Miralto srl, che rientra nell’orbita della Damiani (lo storico marchio di gioielli), aveva presentato un’offerta condizionata a 1,7 milioni di euro. Tanto aveva messo sul piatto per acquistare i muri dell’immobile che ospita la storica vetreria Venini in Fondamenta dei Vetrai a Murano. Venini di cui Damiani è proprietaria all’89%. Ma l’asta, si sa, è una forma di vendita imprevedibile. E a sorpresa, quando oramai il quarto tentativo di vendita sembrava tutto in discesa per l’immobiliare Miralto srl (tanto che il curatore fallimentare aveva bandito l’asta con un prezzo base pari all’offerta dell’immobiliare), è spuntato un nuovo soggetto interessato. Si tratta di un dirimpettaio della Venini, nome celebre nello stesso comparto del vetro di Murano: Berengo Studio 1989 srl. Che sul piatto ha messo 50 mila euro in più di Miralto: 1 milione 750 mila euro, che gli hanno permesso di vedersi aggiudicato l’immobile di 4.650 metri quadrati composto da ingressi, negozio, area espositiva e uffici su tre piani.

L’asta, va detto, non ha nulla a che vedere con l’attività della vetreria Venini. A gestire la vendita, il curatore fallimentare Giovanni Sandrini, commercialista di Vicenza. L’aggiudicazione al momento è ancora provvisoria. Da venerdì della scorsa settimana, quando è stato stilato il verbale, sono scattati i dieci giorni in cui possono essere presentate offerte migliorative di almeno il 10% del prezzo di vendita, su cui è chiamato a decidere il giudice delegato. Trascorsi i dieci giorni senza che nessuno si sia fatto avanti, l’aggiudicazione diventa definitiva e quindi si procede con le operazioni di vendita. Non è escluso che proprio l’immobiliare Miralto possa presentare un’offerta in extremis, in virtù di questo principio sancito dalla legge fallimentare, per mettere le mani sull’immobile. Fino a che i muri erano di proprietà della Italian Luxury Industries di Vicenza (poi fallita, di qui l’asta), Venini pagava alla società un affitto per gli spazi in forza di un contratto firmato nel 2007, della durata di quindici anni.

Cosa che, se l’assegnazione verrà confermata, continuerà a fare, ma a favore della Berengo. Lo conferma Adriano Berengo, a capo dell’azienda: «Auguro lunga vita a Venini, che fa parte della storia di Murano, esattamente in quel posto là. Per quanto mi riguarda, non ho alcuna intenzione di muoversi dalla mia sede poiché non ho ambizione di grande espansione e ho impiegato anni per strutturarmi così come sono oggi». L’offerta all’asta, insomma, è stata presentata non con l’idea di “sfrattare” Venini, ma, spiega ancora Berengo, «per fare un investimento che può dare dei profitti, visto che il prezzo era andato giù di molto (la prima base d’asta era a 4,6 milioni, ndr) e l’ho ritenuto interessante». E se a Murano in questi mesi serpeggia un po’ di allarmismo per il timore che strutture storiche vengano trasformate in alberghi, Adriano Berengo è chiaro: «Per l’edificio Venini non ho alcuna intenzione di cambiare». —



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