L’ex re dei furti Vincenzo Pipino si smarca «Ho chiuso l’attività da più di 15 anni»
Vincenzo Pipino, pregiudicato per reati di droga e contro il patrimonio della Giudecca, non ci sta ad essere accostato a malavitosi del calibro dei “Mestrini”. Asserisce che lui con loro non ha mai avuto a che fare. Cosa che emerge invece emerge dalle informative dei carabinieri del Ros che hanno portato a termine l’inchiesta Papillon, coordinati dalla DDA di Venezia. Nelle indagini emerge come nel 2018 ci furono dei contatti tra una parte dei “Mestrini” e Pipino.
Sottolinea il pregiudicato: «A prescindere che chiunque non c'entra con questa millantata inchiesta e non ha nessun collegamento né avvisi di garanzia non dovrebbe essere messo alla gogna. Sono più di quindici anni che il sottoscritto ha terminato le propedeutiche attività “ladresche”. Definirmi poi come “lo spacciatore della Giudecca”, senza alcuna attualità e pura invenzione, chissà da dove e stata attinta questa dovizia informativa. Il sottoscritto non ha mai avuto contatti con dei “Mestrini” per programmare furti di alcun genere, poi oggi inattuabili per molteplici ragioni che non sto qui a raccontare continua Vincenzo Pipino -. È finita l'epoca delle visite alle case patrizie da parecchi anni. Ripeto non ho avuto nessun contatto e se dovessi averlo avuto l’avrei immediatamente rifiutato. Uno dei miei pallini di ladro era quello di non portare via nulla dalla mia città, il tutto veniva restituito integro. Ripeto: mai avuto contatti con i “Mestrini” per furti nei palazzi patrizi, ne ora e mai nel passato, sono sempre stato uno spirito libero, e non mi sono mai associato con nessuna banda criminale, seppur conosco vari personaggi», conclude Pipino.
Ma gli investigatori del Ros non si sono inventati nulla. Quello che hanno messo nero su bianco nell’informativa è frutto di intercettazioni ambientali, telefoniche e di osservazioni dal vivo. È evidenziato anche nell’informativa del 20 aprile 2018. Gilberto Boatto, all’epoca in carcere, è in permesso premio. Scrivono gli investigatori: «dalle ambientali censite nel corso del permesso di Boatto, plurimi erano i richiami ad un furto che Pattarello aveva ideato con Padovani e Pipino ai danni di terza persona che deteneva denaro in casa…In questo caso sia Boatto che Trabujo criticavano l’operato di Pattarello soprattutto per essersi affidato a Pipino, la cui caratura criminale veniva così dipinta dal Boatto…» «ma Pipino ha fatto una vita in galera, ogni roba che faceva la pagava…». A quel punto Trabujo dice che va a vedere lui se la cosa è fattibile e Boatto gli risponde: «ascolta questo Pipino qua non ha mai trovato un c….in vita sua». Scrivono ancora i carabinieri in una informativa: «Nel pomeriggio del 1º giugno Paolo Pattarello, Marco Padovani e Gianpaolo Pillot, prelevano a bordo della Yaris il noto pregiudicato Vincenzo Pipino. E si recano al Tronchetto…Qui lo lasciano e se ne vanno». —
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