Leone d'oro gay, in gara Amos Gitai e il film scandalo Saint-Narcisse

Sette film in gara nel concorso per il miglior film che affronta tematiche Lgbt. La giuria sarà presieduta dal critico Michele Gottardi
VENEZIA. Sono sette i film in gara per la 14esima edizione del "Queer Lion", il leone d'oro gay che da anni è diventato premio collaterale della 77esima Mostra del cinema di Venezia. Un premio, ideato nel 2007 da Daniel N. Casagrande, che individua ogni anno il miglior film per contributo artistico, impatto sociale ed impegno civile, tra tutte le opere che raccontino storie con eventi e personaggi Lgbt.
 
Dei sette film in gara ben 4 provengono dalla sezione principale Venezia 77: "The World to Come" di Mona Fastvold (Usa), racconta il legame di intima e devota passione tra due donne nella New York del 1850; "Never Gonna Snow Again" di Małgorzata Szumowska e Michał Englert (Polonia, Germania), è incentrato sulla misteriosa figura di Zhenia, massaggiatore ucraino, che con le sue mani sconvolgerà le placide esistenze di un borghese sobborgo polacco; "And Tomorrow the Entire World" di Julia von Heinz (Germania, Francia), ha per protagonisti tre giovani tedeschi disposti a tutto pur di contrastare bande neonaziste e movimenti di estrema destra; e infine l'atteso "Laila in Haifa" di Amos Gitai (Israele, Francia), è interamente girato in un locale notturno frequentato da ebrei, musulmani, gay, eterosessuali, travestiti ed alcune donne che lì trovano riparo dalla prepotenza maschile.
 
Si candida a film “scandalo” della Mostra la nuova opera del poliedrico e prolifico Bruce LaBruce, proveniente dalle Giornate degli Autori, "Saint-Narcisse" (Canada, Belgio, Lussemburgo) è ambientato nel 1972, vede il 22enne Dominic essere perdutamente innamorato della propria immagine e bellezza. Quando la sua amorevole nonna muore, scopre due profondi segreti legati alla famiglia: sua madre lesbica non è morta di parto e che in un remoto monastero vive un fratello gemello, Daniel, cresciuto da un prete depravato. La forza del destino riunisce i due fratelli belli e identici. E dopo essersi ricongiunti anche con Beatrice, la loro madre, restano coinvolti in una strana rete di sesso, vendetta e redenzione.
 
Completano il concorso: "Terrain" di Lily Baldwin, Saschka Unseld, Kumar Atre (Usa, Germania, Svizzera) – dalla sezione Venice Virtual Reality – è una sorta di docu-sogno danzante, un viaggio onirico senza parole che esplora la diversità di corpi ed anime provenienti da tutto il mondo; "Tengo miedo torero" (My Tender Matador) di Rodrigo Sepúlveda (Cile, Argentina, Messico), infine, racconta la passione di una queer lady non più giovanissima per un virile guerrigliero durante la dittatura di Pinochet nel Cile degli anni Ottanta.
 
La giuria sarà presieduta da Michele Gottardi, critico cinematografico de La Nuova Venezia, Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso e il Corriere delle Alpi, già membro della commissione di selezione della Settimana Internazionale della Critica, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia. L’immagine scelta per la 14ª edizione del Queer Lion è un omaggio a “Quelle due”, capolavoro del 1961 diretto per il cinema da William Wyler e tratto dalla pièce teatrale di Lillian Hellman; nella rivisitazione illustrata da Francesco Gangemi, Karen e Martha – protagoniste nel film di un diverso epilogo – vivono una lunga e felice vita sino ad invecchiare amorevolmente assieme.
 
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