Le superiori restano chiuse in Veneto, dirigenti scolastici del Veneziano: "Meglio così"
Troppi contagi, il rientro in aula è rinviato a febbraio. Mirella Topazio: «Ci sentiamo come Penelope e la sua tela»

14/09/2020 Pistoia, riapertura delle scuole dopo sei mesi di chiusura forzata dovuta all'emergenza Coronavirus. Nella foto studenti liceo classico statale Forteguerri
MESTRE. «Dispiace per i ragazzi, che in questi mesi sono stati chiamati al sacrificio più grande. Ma, con i dati attuali, tornare a scuola sarebbe stato impensabile. Mi aspettavo che il rientro in aula sarebbe slittato, ma non capisco perché queste comunicazioni vengano date sempre all’ultimo momento» dice Salvatore Rafaniello, vicepreside dell’istituto Gritti.

Mestre - dott.ssa MIrella Topazio direttrice del Liceo statale Stefanini
Nelle parole dei dirigenti e dei docenti veneziani, il dispiacere per il posticipo al primo febbraio del ritorno nelle aule delle superiori, deciso dal governatore Zaia, è comunque secondo alla consapevolezza di quanto questa decisione sia necessaria.

Interpress/M.Tagliapietra Venezia 14.09.2020.- Primo giorno di scuola. Barbarigo, Dirigente scolastica: Rachele Scandella.
«Siamo in una situazione di emergenza. Se è stata presa questa decisione, evidentemente non ci siano le condizioni per far tornare i ragazzi in sicurezza. La salute pubblica viene prima di ogni cosa. Quantomeno siamo stati informati oggi e non il 6 gennaio» continua Mirella Topazio, dirigente dello Stefanini. «Mi sento un po’ come Penelope. Continuo a fare e disfare, ma purtroppo quest’anno va così. Abbiamo predisposto vari piani: la dad al 50%, al 75%, al 100%. Ognuno di questi è stato collocato in un diverso “cassetto”, pronto all’uso».

Il cassetto che verrà aperto dopodomani è lo stesso da cui la dirigente ha attinto in dicembre; con una ripartenza, quindi, da dove ci si era lasciati. Lo stesso avverrà nel vicino istituto Gritti.
«In realtà, nei primi mesi di scuola, non abbiamo registrato focolai divampati all’interno delle aule. Tutti i contagi sono arrivati da ambienti esterni: mezzi di trasporto, famiglie, sport».
E non ha rilevato focolai all’interno delle aule nemmeno Michela Michieletto, dirigente dei Licei Bruno - Franchetti e dell’Ic Spallanzani. «La mia esperienza, maturata in questi mesi, indica che la scuola è sicura. Dall’inizio dell’anno scolastico, sono state controllate tantissime classi con i tamponi, eppure solo una volta sono emersi dei casi secondari. In una classe di un istituto per l’infanzia, dove i bambini non indossano la mascherina».
La dirigente già da giorni aveva predisposto il piano per il rientro “a metà” delle classi. «Ma, con l’ipotesi di chiusura delle scuole, ho deciso di non pubblicarlo ancora sul sito» spiegava ieri mattina, prima che venisse comunicata la chiusura degli istituti fino al 31 gennaio, dimostrando una certa lungimiranza.
Era pronto anche il piano al Barbarigo di Venezia, dove le difficoltà sono accentuate dalle tante attività che devono necessariamente svolgersi in presenza.
«Gli istituti alberghieri hanno molti rapporti esterni, progetti di alternanza scuola - lavoro. È tutto in stand-by e ancora non sappiamo quando potremo riprendere queste attività, che sono fondamentali per una scuola come la nostra. Per i ragazzi è un grosso sacrificio» spiega la dirigente Rachele Scandella.
Che, prima della notizia di ieri, proponeva il ritorno in aula, subordinato all’esecuzione di un tampone rapido, anche considerando l’età media piuttosto avanzata degli insegnanti dell’istituto.
E si era preparata alla ripartenza anche Cecilia Martinelli, dirigente del Liceo Guggenheim. «Avevo pubblicato una circolare il primo gennaio, per fare sapere per tempo alle famiglie, soprattutto dei ragazzi diversamente abili, come organizzarsi con i trasporti».
La sicurezza, però, viene prima di tutto. «Siamo estremamente scrupolosi nell’adottare tutti i protocolli che ci vengono trasmessi. La tutela della salute della comunità scolastica deve essere sempre al primo posto». —
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