Le mascherine trasparenti fatte per sordomuti e disabili: «Così seguono il labiale»

Coronavirus a Venezia, l’iniziativa solidale di Massimo Renno, presidente di Filò cooperativa di Venezia: «È tutto gratis, chiunque può venire a chiedercele. E ora le faremo anche anti condensa»

VENEZIA. «Ora tutti usciamo di casa indossando una mascherina. Ma ci siamo dimenticati che esiste chi, trovandosi di fronte a una persona con il volto coperto, ha davanti un vero e proprio muro. I sordomuti, per esempio, e alcune persone portatrici di handicap, capaci di capire le parole dell’altro solo attraverso la lettura labiale». E allora ecco le prime mascherine per sordomuti, realizzate con una fascia centrale - in una sorta di nylon per uso alimentare - interamente trasparente e cucita lateralmente.

È l’idea di Massimo Renno, presidente di Filò Cooperativa, che ha sede a Venezia. «La cooperativa è chiusa, ovviamente. Con nove persone in cassa integrazione. Ma ho pensato, in questi giorni di emergenza coronavirus, che fosse importante “rimettere in piedi la macchina”, facendo qualcosa di utile per gli altri, gratuitamente».

Per questo Renno ha coinvolto tre dipendenti della sua cooperativa e diversi volontari, fornendo loro il materiale per le mascherine: «Siamo riusciti a creare dei “piccoli atelier” disseminati in tutta la città d’acqua», spiega Renno con orgoglio. «Attualmente riusciamo a realizzare tra le 1.500 e le duemila mascherine alla settimana. Utilizziamo un materiale lavabile e sterilizzabile, che quindi è riutilizzabile, anche se personalmente consiglio sempre un uso unico. Tengo a specificare che le nostre non sono mascherine a uso sanitario: quelle le lasciamo alle aziende specializzate. Sono mascherine “di cortesia”».

In ogni caso, Renno ha voluto fare le cose per bene. «Ho acquistato del tessuto non tessuto marcato CE da una specifica azienda di Livorno. Ho chiesto anche che questo fosse esaminato in uno dei laboratori di analisi biochimiche più importanti d’Italia, il Lart di Carpi, che ha certificato la permeabilità del materiale. Alla fine produciamo mascherine da 33 centesimi l’una. Prodotti come il nostro, ma con un materiale ovviamente più scadente, hanno un valore di quattro centesimi. C’è una bella differenza», aggiunge Renno.

Ora in campo c’è anche l’idea, da realizzare insieme al corso di Design dell’Università di San Marino, di produrre delle mascherine trasparenti anti condensa, particolarmente utili per chi indossa gli occhiali, sistematicamente appannati all’uso di questi dispositivi di protezione. «Il nostro è un “messaggio culturale”, in grado di traghettarci nel post pandemia, sperando che tutto questo finisca presto. Al centro del nostro progetto c’è la gratuità. Continuiamo a regalare queste mascherine agli immunodepressi, alle cooperative, alle comunità, alle ditte di trasporti e a chiunque ne abbia bisogno e ce le chieda». —

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