Le mani della camorra anche su Caorle. «Donadio pilotò l’elezione del 2016»

CAORLE. Le mani dei casalesi su Caorle. Luciano Donadio, il boss dei Casalesi al centro della rete criminale scoperchiata a febbraio, era talmente influente da condizionare le elezioni amministrative non solo a Eraclea: il suo “metodo”, fatto di intimidazioni e violenza, si era spinto fino a Caorle.
È quanto messo nero su bianco dalla Procura di Venezia, che ieri ha notificato la chiusura delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Roberto Terzo che hanno smantellato la ramificata organizzazione criminale di stampo camorristico, le cui radici affondavano nel tessuto politico, imprenditoriale e cittadino del litorale. In tutto, a febbraio scorso sono state 50 le persone arrestate (47 in carcere, tre ai domiciliari), con 82 indagati (ora diventati 76). Tutti, a vario titolo, accusati di aver agevolato o di far parte di un’organizzazione criminale legata al clan dei casalesi. A loro, sarebbero riconducibili un gran numero di reati: usura, estorsioni, rapine, truffe, illeciti fiscali, droga e armi. E voto di scambio.
Sono tre gli episodi sotto la lente di ingrandimento della Procura. Il primo risale al 2006, quando per come ricostruito dall’accusa Donadio era riuscito a condizionare le amministrative di Eraclea con un contributo economico a favore della campagna elettorale del sindaco Graziano Teso. In cambio del voto a favore, aveva ottenuto favori immobiliari. Nel 2016, come già portato alla luce dai magistrati veneziani, Donadio era riuscito a condizionare per una seconda volta le elezioni di Eraclea.
Nel dettaglio, in dote al candidato sindaco Mirco Mestre (poi finito in carcere), Donadio aveva portato circa 100 voti, poi risultati decisivi nella sua elezione. Ma ora emerge che questo schema corruttivo era stato esportato anche nella vicina Caorle. Un elemento nuovo, che fa capire il livello di consolidamento e la presenza sul territorio dell’associazione mafiosa, in grado letteralmente di fare il bello e il cattivo tempo anche nel tessuto politico del territorio. Donadio infatti avrebbe condizionato anche le elezioni di Caorle, «intervenendo, su richiesta di Casella, presso dipendenti ovvero ex dipendenti di società controllate dal sodalizio».
Torna così a galla il nome di Claudio Casella, ex carabiniere del Ros, già al centro dell’inchiesta Aemilia. E i rapporti tra questi due non sono un mistero. Casella non è indagato in questa inchiesta, ma gli inquirenti hanno già rilevato i suoi contatti con Luciano Donadio e in modo particolare il fatto che il centro scommesse aperto in centro a Eraclea e intestato al figlio Adriano traesse «costanti guadagni soprattutto grazie alle ingenti puntate di personaggi albanesi e di Casella Claudio».
I magistrati avevano già sottolineato come Donadio avesse comunicato a Casella «a modo di monito, di essere certo che nell’auto vi era una microspia». Così, nel caso di Caorle, l’influenza del boss - espressa con violenza e minaccia - avrebbe spinto alcuni residenti stranieri a votare in favore del candidato sindaco Luciano Striuli e del consigliere Giuseppe Boatto, entrambi poi eletti (e quest’ultimo nominato assessore). —
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