Le immatricolazioni sono in calo da sei anni

Una strage, uno tsunami, un’ecatombe. Sono stati utilizzati tanti termini, spesso iperbolici, per descrivere la crisi dell’auto in Italia e, più in particolare, nella nostra città. In effetti, basta fare un elenco dei concessionari mestrini che hanno chiuso i battenti negli ultimi tre anni per rendersi conto della drammaticità della situazione: Chiodi, Rizzato, Pole Position, Marazzato, Boldrin, Sartori, tanto per dire i principali.
In Veneto, per capire la dimensione della crisi, le concessionarie ufficiali presenti a fine 2010 erano 276, nel 2012 ne sono rimaste 206 con una diminuzione del 25%. Anche i dati sulle immatricolazioni, in calo da sei anni, non possono certo far sorridere. Nei primi quattro mesi del 2013, come racconta un’indagine della Confcommercio regionale, nel Veneziano si sono registrate 5.274 immatricolazioni, contro le 6.254 dello stesso periodo del 2012. Nel Veneto da gennaio ad aprile 2013 sono state immatricolate 36.178 auto contro le 41.834 del 2012. Il calo più contenuto lo si identifica nella provincia di Rovigo (meno 7,5%) mentre quello più consistente è in provincia di Treviso (meno 18,6%), seguita appunto da Venezia (meno 15,8%), Padova (meno 13,3%), Verona (meno 12,4%), Belluno (meno 12,3%) e Vicenza (meno 9,9%).
L’indagine dell’associazione si è spinta anche oltre, analizzando quali siano le auto più vendute nei primi quattro mesi del 2013 e quale sia il calo percentuale rispetto allo stesso periodo del 2012. A Venezia domina la Fiat con 773 auto vendute (meno 16,2%), seguita da Volkswagen (621, meno 19,6% rispetto all’anno prima) e Ford (384, meno 20%). Tra i marchi che hanno incrementato le vendite ci sono la Renault (238 auto vendute, più 30%) e Mazda (33, più 57%).
In ogni caso, la situazione del settore è più che ostica, come conferma Giorgio Sina presidente del gruppo Auto-Moto di Confcommercio Veneto: «Le concessionarie stanno chiudendo una dopo l’altra e il personale, assieme agli imprenditori, sta vivendo un momento drammatico. Far ripartire i consumi in questo momento è un’urgenza non solo economica ma anche sociale. È in atto una demotorizzazione senza precedenti e, se da un lato possono esserci meno auto in circolazione, dall’altra il parco circolante sta invecchiando in modo esponenziale, con conseguenze anche sull’ambiente a causa dei gas sprigionati da motori di vecchia generazione». (g.cod.)
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