Le Clarisse alla Giudecca solitudine e preghiere per il nuovo patriarca

Beniamino Pizziol e sopra Scola con il Pontefice durante la visita di Papa Benedetto XVI in laguna
Beniamino Pizziol e sopra Scola con il Pontefice durante la visita di Papa Benedetto XVI in laguna
 
VENEZIA.
Preghiere all'isola della Giudecca per il prossimo Patriarca. «Imploriamo che sia un uomo di Dio. Preghiamo ogni giorno nella recita delle lodi e dei vespri perché lo Spirito susciti e invii presto un pastore alla Chiesa di Venezia». A pronunciare queste parole sono le clarisse del monastero «Santissima Trinità» che si trova a pochi passi dalla basilica del Redentore. Le religiose sono sette, 65 anni la più giovane, 82 la più anziana. Escono solo per le visite mediche. La loro vita di fede si traduce in lavoro e preghiera. E dal 28 giugno, giorno della nomina papale del cardinale Angelo Scola ad arcivescovo di Milano, elevano invocazioni. Suor Giovanna, abbadessa, e suor Beatrice confidano: «E' un momento importante per il cammino della Chiesa veneziana. Ci sentiamo partecipi. Seguiamo tutti gli eventi del Patriarcato, dalla visita del Papa alla messa di congedo in basilica San Marco del cardinale Angelo Scola. Ora attendiamo l'annuncio del prossimo Patriarca. Dopo la nomina gli scriveremo subito. Questo sarà il nostro messaggio: «Ci sentiamo nel cuore della chiesa di Venezia, accompagneremo la sua nuova missione con la preghiera». Lo accoglieremo con apertura e lo inviteremo in monastero dove sono passati a farci visita i cardinali Cè e Scola». Nel 2010 le Clarisse hanno festeggiato il 150esimo anniversario dell'erezione canonica del monastero. «Ricordiamo con gioia la solenne celebrazione presieduta dal patriarca Scola. Si trattenne più del solito sorseggiando un caffè». Rattristate le religiose aggiungono: «Purtroppo possiamo seguire gli avvenimenti solo dai giornali, l'Osservatore Romano e Avvenire, e alla radio. Qui vicino hanno installato ripetitori che non ci permettono di vedere alcuni canali televisivi, tra questi Telechiara». Il legame con la diocesi lagunare è forte. All'arrivo del Papa monsignor Beniamino Pizziol, l'allora vescovo ausiliare, aveva scritto una lettera alle monache di clausura: «E' un momento di fede. Vi invito a pregare. I primi posti in Basilica e nel parco di San Giuliano sono riservati a voi». «Così noi tutte ci siamo sentite virtualmente in prima fila» dicono le suore. Nel congedarsi da Venezia anche il patriarca Scola si è rivolto alle religiose per una duplice preghiera: «Pregate per me. Il passaggio da Venezia a Milano è un momento delicato. E pregate anche per il nuovo Patriarca perché alla città sia donata una guida sicura». Le clarisse erano legate alle Memores Domini (associazione ecclesiale laicale di Cl approvata dalla Santa Sede) del cardinale Scola. «Venivano a trovarci spesso. A Carla, Dina, Gianna, Rina offrivamo la verdura dell'orto per il Patriarca che apprezzava i nostri prodotti». La preghiera è un contatto con il Signore. «E con il mondo attraverso la realtà di tutti i fratelli - sottolineano le religiose - Molte persone si rivolgono a noi per una preghiera. Riceviamo telefonate, lettere e mail. Rispondiamo sempre. Incontriamo uomini e donne in difficoltà, soprattutto economiche, o con problematiche affettive. Anche se non risolviamo i problemi di chi bussa alla nostra porta, è importante ascoltare. La solidarietà è un conforto». Le monache concludono: «Ma non occorre pregare tanto, per non perdere la bussola bastano pochi e intensi minuti. E tanti tasselli si mettono a posto».  

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