Lazzaretto vecchio, museo cercasi

Dopo la festa si attendono i fondi. Archeoclub: «Uno sponsor per tetti e grondaie»

LAZZARETTO VECCHIO. Oltre cinquecento persone in poche ore. E tra loro i soprintendenti archeologici Tinè, Fozzati e Tirelli, rappresentanti di associazioni, due anziane signore che negli anni Cinquanta avevano vissuto nell’isola, allora destinata a orti. Grande successo per l’apertura del Lazzaretto Vecchio, organizzata domenica dall’Archeoclub. I veneziani hanno potuto rendersi conto di persona della bellezza del sito, qualche anno fa restaurato dal Magistrato alle Acque nei suoi edifici e poi abbandonato. I vandali hanno anche portato via parti delle grondaie in rame e delle tegole, Una razzìa interrotta soltanto dall’arrrivo dell’Archeoclub. «Abbiamo istituito un servizio di guardianìa affidato a volontari», spiega il presidente Girolamo Fazzini. E annuncia l’intenzione di aprire l’isola – di proprietà del Demanio e destinata a diventare il museo archeologico della laguna – almeno una volta al mese. L’idea è quella di recuperare all’uso pubblico una delle isole più belle della laguna centrale, sul modello di quanto lo stesso Archeoclub ha già fatto, sempre in collaborazione con la Soprintendenza archeologica, nell’isola del Lazzaretto Nuovo. Memoria della storia della Serenissima, con i Tezoni cinquecenteschi e gli edifici minori, testimonianza della più antica struttura sanitaria organizzata. Nei Lazzaretti la Repubblica confinava i naviganti sospetti di peste, e la storia di secoli di commerci e di sofferenza è ancora palpabile nei resti architettonici delle due isole. Domenica intanto è stata festa grande. Il Lazzaretto vecchio è a due passi dal Lido, facilmente raggiungibile con un traghetto anche a remi. Era abbandonata da anni, e adesso il ministero ha approvato il progetto di trasformarla in Museo archeologico, messo a punto dall’ex soprintendente Luigi Fozzati. Negli edifici restaurati dell’ìsola si potrebbero esporre le memorie della civiltà veneziana, adesso confinate nei magazzini dei musei cittadini. Ma i fondi da Roma non arrivano, e l’isola resta chiusa, a parte qualche apertura voluta e organizzata dai volontari. «Una vergogna», commenta l’architetto Piero Mariutti, «tra i visitatori di domenica, questo è un progetto che va sostenuto, utilizzando risorse pubbliche e magari per la guardianìa anche i militari di leva».

Intanto Fazzini lancia un appello. «Se riouisciremo ad avere l’aiuto di un piccolo sponsor», dice, «vorremmo restaurare le grondaie e il tetto dei tezoni, per limitare i danni da infiltrazione d’acqua agli edifici».(a.v.)

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