Latitante arrestato per omicidio scoperto dopo 20 anni di indagini

SPINEA. Viveva da quasi vent’anni in una villetta al centro di Spinea con la moglie e i tre figli ormai grandi: un operaio edile come tanti altri, un lavoro mantenuto nonostante la crisi. Una vita regolare, senza mai un problema con la giustizia.
Finché la giustizia non si è accorta che Neshat Nelaj, cittadino albanese di 50 anni, operaio, non era quello che aveva dichiarato di essere al Comune di Spinea per ottenere i documenti in Italia. La sua vera identità è ben altra: quella dell’ex poliziotto di Valona Fatmir Hamiti, 53 anni, nella lista dei 140 maggiori latitanti albanesi, inseguito da vent’anni da un mandato di cattura internazionale perché condannato a 18 anni di reclusione per aver ucciso un collega poliziotto, nel giugno del 1995. Al culmine di una lite gli aveva sparato cinque colpi con la pistola d’ordinanza, uccidendolo sul colpo in un’aula di Tribunale: era stato subito arrestato e condannato. La sua seconda vita da irreprensibile operaio edile in Italia, con nuove generalità ha avuto inizio quando è evaso di prigione nel 1996, ai tempi delle rivolte in Albania contro il governo di Berisha. Poi la fuga e l’arrivo a Spinea, il cambio di nome - lui, ex poliziotto addetto proprio all’Ufficio immigrazione ben sapeva come muoversi per costruirsi una nuova identità - e la nuova vita. Ma con la sua famiglia: ed è proprio seguendo le tracce della moglie (che non aveva cambiato nome) che l’Interpol non ha mai smesso di cercare Hamiti, fino a trovarlo, mobilitando gli uffici investigativi in tutta Europa, con controlli incrociati. E con la moglie, si è trovato il marito, anche se ora si faceva chiamare diversamente.
Al termine di una lunga indagine “vecchia maniera” tra appostamenti ed inseguimenti, per ricostruire la rete della nuova vita veneziana dell’ex poliziotto omicida, è infine scattata l’operazione “Camaleonte” dei carabinieri del Comando provinciale di Venezia, d’intesa con i colleghi della direzione centrale Polizia criminale internazionale.
Venerdì mattina, all’alba, una quindicina di carabinieri ha circondato l’abitazione dell’uomo a Spinea, attendendo che come ogni mattina uscisse per andare al lavoro. Così, quando il collega è passato a prenderlo con l’auto, non appena Hamiti si è avvicinato alla vettura, si è ritrovato faccia al muro. Appena il tempo di riaversi dal terrore che a materializzarsi fosse stato qualche vendicatore dal passato, alla parola “carabinieri” ha immediatamente smesso di reagire e si è consegnato, ammettendo di essere proprio l’uomo che cercavano. Del tutto estraneo ai fatti - seppur comprensibilmente sotto choc - il collega operaio italiano. Un’indagine complessa, quella che si è conclusa con il ritorno in carcere dell’ex poliziotto ricercato in tutta Europa, che ha visto le autorità albanesi collaborare con l’Interpol e i carabinieri del Nucleo investigativo di Venezia. Sull’estradizione del detenuto in Albania per scontare 17 anni di carcere dovrà ora decidere la Corte d’Appello di Venezia.
Roberta De RossI
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