«Lascito Ottolenghi per cinquemila euro»

VENEZIA. «Dopo l’incontro con Elisabetta Ottolenghi, nipote di Eugenio Ottolenghi, ho trovato corretto bloccare la codificazione di circa 4000 libri del Fondo Ottolenghi a me venduto dalla Fondazione Querini Stampalia con due fatture. Era la scorsa estate. Attualmente in magazzino giacciono numerosi scatoloni in attesa di un chiarimento tra le parti. Mi auguro che il caso con la Fondazione venga risolto in poche settimane. Ho inventariato 484 testi».
Esordisce così Claudio Moretti, titolare della Libreria Marco Polo, sulla vicenda della vendita della Fondazione Querini Stampalia di parte del Fondo Ottolenghi.
Il titolare si domanda: «Come poter recuperare le persone che hanno già acquistato e che acquisteranno i volumi? Perché non interviene la Comunità ebraica di Venezia?». E spiega: «I libri appartenevano ad Eugenio Ottolenghi e al padre Adolfo. Ho notato che tanti testi portano entrambi le loro firme».
Eugenio, giornalista, primo caporedattore della sede della Rai per il Veneto è morto, in età quasi centenaria, l’11 maggio 2011 e il padre Adolfo Ottolenghi, vissuto a Venezia per oltre trent’anni, fu rabbino capo della comunità ebraica, deportato ad Auschwitz, dove morì. Appresa la notizia della vendita dei libri la nipote Elisabetta Ottolenghi, ex docente di lettere, esperta di ebraismo e autrice di libri di storia ebraica, ha inviato una lettera aperta indirizzata al presidente della Fondazione Querini Stampalia, Marino Cortese, e all’esecutore testamentario, Giorgio Busetto, rievocando il dono dello zio Eugenio di tutti i suoi beni, mobiliari e immobiliari, alla Fondazione e la mancanza di rispetto: «Ritengo doveroso rendere pubblico il tradimento operato nei confronti degli ideali veri che avevano ispirato questa scelta da parte di mio zio. Aveva la passione per i suoi libri e la sua biblioteca, che da sempre voleva destinare alla sua amatissima città pensando di creare in qualche modo una biblioteca di quartiere. Gli ideali di mio zio non sono stati rispettati. Sono venuta a conoscenza che librerie veneziane sono state da tempo invitate dalla Fondazione a comperare le tante casse di libri, che si stanno ormai disperdendo nella città».
Moretti racconta i fatti: “Sono stato contattato personalmente dalla Fondazione Querini Stampalia. Ho acquistato una parte di quello che avevano messo in vendita. Era in due appartamenti. Là è rimasta in vendita una parte consistente di altri libri che non so a chi siano stati venduti o utilizzati. Di quello che ho preso io, per una cifra inferiore ai cinquemila euro, più dell’80% è ancora negli scatoloni da inventariare. Sono andato nella casa due volte, a luglio e ad agosto, accompagnato da una responsabile della Fondazione e ho caricato il Fondo Ottolenghi in barca. Sono state emesse due regolari fatture. I libri mi interessano molto perché sono stati acquistati nel passato. Sono edizioni ormai introvabili». Moretti ha suddiviso i libri, “Otto 1” e “Otto 2”, per materia (critica letteraria, letteratura, musica, poesia, storia, teatro).
Sulla vicenda arriva il commento di Amos Luzzatto, ex presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane e della comunità ebraica di Venezia: «Tutto questo è imbarazzante. Eugenio, figlio di Adolfo Ottolenghi, ha lasciato i suoi libri con intenzioni di un certo tipo e questi ora vengono fatti oggetto di commercio. Una cosa delicata per la famiglia Ottolenghi e per la nostra comunità ebraica».
Grande imbarazzo anche da parte di Giorgio Busetto, esecutore testamentario, e Marino Cortese, presidente della Fondazione Querini Stampalia. Sulla questione quest’ultimo aveva subito dichiarato: «Quanto affermato nella lettera - che abbiamo ricevuto anche noi - da Elisabetta Ottolenghi, rispetto alla vendita sul mercato di libri del fondo di Eugenio Ottolenghi, per quanto ci riguarda, non ha fondamento». Ora, Cortese e Busetto, si chiudono in un “no comment”.
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