L’archivio di San Lorenzo apre alla città

I registri del Duomo, dal quattordicesimo secolo al Duemila riordinati da Sergio Barizza: venerdì la presentazione
Di Mitia Chiarin

L’archivio della Parrocchia del Duomo di San Lorenzo apre alla città con il suo carico di storia, non solo religiosa, che dal quattordicesimo secolo arriva fino agli anni Duemila.

472 buste, per un totale di 68 metri di documenti, sono stati riordinati in due anni dal lavoro, volontario, di Sergio Barizza, noto storico della città di Mestre, che ha di recente portato nelle librerie la terza edizione, aggiornata, della sua “Storia di Mestre” (Il Poligrafo). Dopodomani, venerdì 30 gennaio, al Laurentianum di piazza Ferretto viene presentato il riordino dell’archivio che diventerà consultabile al pubblico. «L’obiettivo», spiega Barizza, «è di consentire di visionare i documenti indicativamente il martedì e venerdì, su prenotazione, contattando la parrocchia di San Lorenzo al numero 041.950666 o inviando una mail a archiviostorico@duomodimestre.it».

Per la storia di Mestre è un nuovo passo avanti nella riscoperta di documenti densi di informazioni e curiosità. Perché l’archivio custodisce i registri di battesimo (dal 1576), quelli di cresima (dal 1730), di matrimonio (dal 1576), di morte (dal 1652) e ancora i verbali e atti amministrativi della Fabbriceria di San Lorenzo (1808-1916); documenti e registri di istituzioni religiose di cui si è persa la memoria: la Scuola del santissimo sacramento, la scuola di Santa Maria dei Battuti, quella del suffragio dei morti, la congregazione di San Giuseppe, la scuola di San Marco, quella del santissimo Rosario, la confraternita del Santissimo crocefisso. Nella corposa sezione di miscellanea, ecco i progetti di costruzione del duomo di Mestre e quelli delle chiese di San Rocco e San Girolamo. Documenti che poi riprendono dal dopoguerra al Duemila. Atti, registri, disegni, piante che per la prima volta si aprono alla consultazione di cittadini e studiosi. Attraverso i registri si possono ricostruire le origini di tante famiglie mestrine.

Barizza spiega che nella saletta attigua all’archivio, destinata a spazio di consultazione, sono conservati pure libri religiosi già inventariati, testi sulla storia di Mestre e una raccolta di stampa parrocchiale che interessa un arco temporale, con qualche interruzione, dal 1913 al 2003. Un patrimonio storico da riscoprire in una città che si è trasformata, nel Novecento, così velocemente da aver fatto piazza pulita anche di gran parte della propria storia.

«Un primo inventario era stato realizzato una decina di anni fa ed era stato messo in rete ma mancava l’etichettatura sul dorso delle buste e la catalogazione del materiale novecentesco che ora è inventariato su un file», racconta Barizza. Dopo due anni di lavoro volontario, su incarico di don Fausto Bonini, Barizza venerdì presenta la fine del suo lavoro e racconta tanti segreti dell’archivio della chiesa principale di Mestre. Dalle foto (molte sono di monsignor Vecchi) alle sette mariegole delle Scuole, ai registri. Barizza ha trovato di tutto: persino documenti sulla costruzione delle chiese di via Piave, Altobello, Santa Rita, Santa Barbara, San Lorenzo Giustiniani, i restauri della Scoletta e del patronato. E sono spuntate le tracce della sontuosa villa Gradenigo che sorgeva, tra maioliche e un parco con 150 statue di marmo, sul Terraglio all’angolo con via Trezzo, dove oggi c’è la caserma Matter. Venne affittata nel 1790 per le nozze del duca Armando di Polignac. Poi se ne decise la demolizione: era il 1804 e le pietre della villa abbattuta servirono per terminare il Duomo di San Lorenzo, costruito l’anno dopo.

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