L’agricoltura “sociale” dà lavoro a 200 persone

Sono sempre di più, anche nel Veneziano, le aziende che decidono di dedicarsi alla cosiddetta “agricoltura sociale”, investendo nella formazione e nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate...
Sono sempre di più, anche nel Veneziano, le aziende che decidono di dedicarsi alla cosiddetta “agricoltura sociale”, investendo nella formazione e nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate o a rischio di marginalizzazione, disabili fisici o psichici. Nell’elenco regionale le aziende agricole ufficiali sono 17, in 50 hanno presentato la domanda, ma quelle che “ufficiosamente” fanno agricoltura sociale sono molte di più, anche se non esiste un censimento. Da una stima sono circa una quarantina le esperienze sociali in corso in provincia di Venezia, che coinvolgono 200 persone. Un comparto in crescita, che unisce il terzo settore all’agricoltura sociale.


Ieri mattina al Centro Cardinal Urbani di Zelarino, Cia Venezia e Donne in Campo hanno approfondito la normativa e le prospettive dell’opportunità. In Italia sono oltre mille le esperienze di agricoltura sociale, con oltre 390 cooperative sociali che danno lavoro a 4mila occupati e sviluppano più di 200 milioni di euro di fatturato. Tra gli esempi virtuosi della nostra zona c’è la Casa di Anna, fattoria solidale di Zelarino che ieri ha raccontato la sua esperienza particolare e le moltissime attività in corso. Ma anche Terra Viva, azienda agricola di Chioggia nata nel 2014 che vede cinque soci, tra cui una persona svantaggiata, e che vende i suoi prodotti sia al mercato di Chioggia che a quello di Jesolo. «Venezia ha un potenziale sbocco di prodotti straordinari», ha spiegato Saverio Senni, docente all’Università degli studi della Tuscia, «senza dimenticare che l’agricoltura sociale nel Veneto trova terreno fertile proprio per la vocazione alla solidarietà di questa regione». Senni ha posto l’accento sul fatto che l’agricoltura sociale punta sulla qualità e sulla fidelizzazione. «Mi fido perché il cibo è buono, e se nella catena di coltivazione rientrano anche i disabili, faccio un esempio, mi fido ancora di più». Specificando che un filone importante che sta crescendo in Veneto è quello legato all’autismo. Anna Berton, responsabile Cia all’interno del Tavolo regionale dedicato a questo tema, ha sottolineato come simili esperienze nascano dal basso e alcune lo siano addirittura senza saperlo, chiarendo anche come a dettare legge sia l’ambito e la normativa sociale, in questo caso.


Ad aprire i lavori Paolo Quaggio, presidente Cia Venezia e Tiziana Tamai, presidente Donne in Campo Venezia. Tra i relatori Jacopo Testoni, della Direzione regionale agroalimentare e ancora Mario Zotta, direttore del servizio integrazione dell’Usl 3 Serenissima. Durante la giornata sono state messe a confronto alcune esperienze di agricoltura sociale come quella di Nicola Trevisin (Biofattoria Murialdo, Treviso) e Sara Tognato (Cooperativa sociale Caresà, Padova). Le conclusioni sono state affidate a Cinzia Pagni, vicepresidente nazionale Cia.


Marta Artico


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