«L’affidamento temporaneo di cani maltrattati è legittimo»

Roberta De Rossi / Martellago
I cani maltrattati, trattenuti nello squallore di canili del tutto inadeguati, tra feci e ciotole con cibo avariato, possono essere considerati come persone e affidati in via definitiva a chi voglia loro bene, anche se il processo penale a carico dei proprietari non si è ancora concluso? Per la Procura della Repubblica di Venezia non c’è dubbio: è così. Di tutt’altro avviso, invece, il giudice per le indagini preliminari e - ora - anche la Corte di Cassazione.
La singolare querelle nasce da una segnalazione del Nucleo guardie zoofile, che la scorsa estate ha portato al sequestro d’urgenza di un canile di proprietà di due miranesi, accusati di aver «detenuto 16 cani adulti di razza pastore tedesco in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di grandi sofferenze».
Che fare degli animali, in attesa che la giustizia abbia il suo corso? Se alcuni sono stati riconsegnati ai proprietari, per il destino di 9 di loro (di proprietà di un’indagata) si è accesa la discussione tra magistrati. Il pm ha, infatti, chiesto l’autorizzazione ad un affido definitivo dei 9 animali, per non sottoporli al trauma di un eventuale distacco da chi ora se ne prende cura, se la vicenda giudiziaria dovesse concludersi tra qualche anno in un nulla di fatto. Per la Procura, «per effetto della legge 189/2004 gli animali sono assimilabili non più alle cose, ma alle persone, tanto è vero che - a loro tutela - è stato previsto l’istituto dell’affidamento, che è lo stesso previsto per i minori, per favorire l’inserimento degli animali in un ambiente familiare». L’idea del pm è che i privati che li accolgono potrebbero versare una cauzione, «permettendo all’imputato assolto di rivalersi sulla somma depositata», in quanto «non è concepibile una adozione provvisoria, posto che i legami che si instaurano tra cani e persone non sono “a tempo”».
Di tutt’altro avviso il gip che ha concesso solo l’affido temporaneo e contro la cui decisione la Procura ha presentato ricorso in Cassazione. Ma ha perso. La Corte Suprema, infatti, pur riconoscendo come negli anni la norma - dalla Dichiarazione universale dei diritti degli animali del 1978 alla legge 189/2004 - abbia sviluppato «una sempre maggiore sensibilità verso il mondo animale, introducendo i “delitti contro il sentimento per gli animali”, prevedendo la confisca obbligatoria dell’animale maltrattato», sottolinea però come «l’esigenza di assicurare agli animai sequestrati un’adeguata protezione, non può essere estesa al punto di sacrificare il principio per cui, fino all’accertamento irrevocabile della responsabilità penale dell’imputato, non può procedersi all’ablazione definitiva di quanto nella sua disponibilità».
«Deve pertanto considerarsi legittima», conclude la Cassazione, «la decisione del gip di consentire affidamenti soltanto provvisori degli animali, non risultando decisiva l’obiezione secondo cui, in caso di restituzione dell’animale in caso di assoluzione, verrebbe spezzato il legame affettivo». Nel 2015, alla coppia vennero sequestrati altri 172 cani. —
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