L’addio degli alpini a Pino Rizzo «Avanti, su per le montagne»

Ha commosso i presenti l’ultimo gesto della moglie Odette, quello di mettergli tra le mani una immaginetta della Madonna del Don che nella Chiesa dei Cappuccini di Mestre ricorda la tragica ritirata dalla Russia degli alpini. Quei fratelli più grandi che lui ricordava con profondo amore e rispetto tanto da rientrare sempre, ovunque fosse nel mondo, per le celebrazioni di ottobre.
«È andato avanti, su per le sue montagne» il generale di Corpo d’Armata degli alpini Giuseppe “Pino” Rizzo, classe 1930, i cui funerali si sono tenuti ieri mattina alla chiesa del cimitero di Mestre officiata da Don Armando Trevisiol. Tanti gli amici presenti, coloro che lo avevano conosciuto durante la carriera militare ma anche dopo, quando assieme si erano attivati nei tanti eventi che negli ultimi anni il generale a riposo animava a Mestre. Tante le associazioni combattentistiche presenti, di tutte le forze armate, anche se svettavano sopra tutti le penne nere e bianche delle tante sezioni provinciali dell’Ana provenienti anche oltre regione, da Colloredo, Udine e Gemona. D’altronde, è stato il generale del terremoto, quello del Friuli del 1976, anno in cui Rizzo comandava la brigata alpina Julia di Udine.
«Un evento che gli restò sempre dentro» ricorda la moglie Odette «tanto che, negli anni seguenti, trasferito in Sicilia, organizzò lì “Insieme’82”, una delle prime simulazioni di emergenze nazionali che coinvolgevano anche i civili come per esempio i radioamatori». E l’organizzazione, la preparazione e la standardizzazione negli addestramenti erano diventate la sua peculiarità. «D’altronde, quando si è in posti come Afganistan o nei Balcani e si deve agire in maniera rapida, si può aver successo solo se si è organizzati e preparati. Aveva una visione d’assieme molto attuale, un comandante moderno» ha affermato il generale della Divisione alpina Marcello Bellacicco, che se lo ricorda comandante quando era ancora tenente. Qualcuno ricorda Rizzo anche con aneddoti divertenti, come quando a un ex-compagno di scuola del liceo Franchetti, nella costituita associazione degli ex allievi, capitò in mano la sua pagella della maturità, scoprendo che l’aveva preparata a ottobre con l’allora sessione malati. «Mi confessò che era stato costretto a portare tutte le materie per via della condotta. Ero un assenteista e uno scapestrato» mi disse «Una lezione che gli fece bene e gli insegnò quel rigore che poi applicò nella carriera militare».
«È stato un uomo della Mestre che riprendeva a crescere con ordine» ha detto di lui Gianfranco Bettin, presidente della municipalità di Marghera «Un punto di riferimento fondamentale, una figura chiave per legare insieme le ricorrenze del calendario civile (il 25 aprile, il 2 giugno, il 4 novembre in particolare) con l’impegno istituzionale a celebrarle e tenerle vive». —
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