La Venezia del futuro immaginata dagli studenti Iuav
I progetti dei futuri architetti veneziani tra voli fantasy e arditi recuperi

Sopra: un particolare di Riva degli Schiavoni in versione Disneyland. A destra: il logo dell’iniziativa. Sotto: il progetto per il bar dello Iuav
VENEZIA. Venezia in un mare di bolle che riempiono campi e calli: sfere sospese, aperte nella parte inferiore quanto basta per infilarci la testa e perdersi nelle raffigurazioni fantasiose e riprendersi da una città affollata da fiumi di turisti. È solo uno dei tanti progetti realizzati dagli studenti di architettura che hanno partecipato a W.A.VE (Workshop Architettura Venezia) e che saranno presentati oggi alle 16.30 ai Magazzini Ligabue.
Tre settimane intense di lavoro con la conduzione di una trentina di architetti, molti di fama internazionale. Le zone della città messe sotto quadro (o sotto squadra) sono il complesso abbandonato di edifici della Italgas di fronte al carcere di Santa Maria Maggiore, un lotto di terra incolta dietro Santa Marta, Cantieri Lucchesi, zona Junghans e giardini di Villa Herriot alla Giudecca e Riva degli Schiavoni, quest'ultima con un progetto, a cura degli studenti del professore Gilberto Corretti, che prospetta una Venezia in versione Disneyland: «Non è un giudizio sulla città - spiega Corretti - ma una constatazione effettuata con gli studenti. Se questo è il trend, lo abbiamo ipotizzato seriamente».
I lavori che ne scaturiscono raffigurano una Riva in versione Blade Runner, ricoperta di cartelloni pubblicitari che oscurano le facciate dei palazzi. Venezia da salotto dell'intellighenzia a divano degli sponsor, con una lunghissima poltrona tappezzata di slogan che costeggia tutta la riva. Nonostante sia diffusa l'immagine di una città in balia del commercio isterico, c'è ancora chi la pensa come un'isola che agevola la convivenza, come i docenti Jinyoung Chun e Milena De Matteis: «Abbiamo chiesto ai residenti un parere sul quartiere - raccontano gli studenti Leonardo Beccari e Giovanni Bonaldo - e hanno espresso il desiderio che ci fosse un campo sportivo migliore di quello attuale. Sono nati dei progetti nella zona Italgas che hanno dei luoghi comuni come lavanderia e utensileria e altri separati come gli appartamenti per studenti e quelli per giovani coppie. Lo scopo è agevolare la conoscenza dei propri vicini per creare delle piccole comunità». Bisogno di verde e di spazio anche per gli abitanti della Giudecca che si confrontano con l'area incolta e selvaggia di Villa Herriot, pur incantevole per il panorama.
I Cantieri Lucchesi, dove venivano costruiti i vaporetti, sono per Hans Kollhoff l'occasione per riportare vita urbana alla Giudecca mantenendo una linea convenzionale: «Se tutti adorano Venezia, perché cambiarla?». Per l'architetto berlinese bisogna ripensare lo spazio mantenendo la tradizione. La strada si conferma il principale luogo di vita ed è su questo elemento che gli studenti hanno lavorato creando dei percorsi per unire il complesso residenziale dei Cantieri con il giardino di Villa Herriot.
Lapidario e provocatorio Italo Rota che considera il livello di indottrinamento dell'università tale da non permettere agli studenti di osare. I suoi studenti hanno immaginato dei parcheggi ispirati al gioco Risiko e all'occhio di Allah, un riferimento all'Oriente e al passato di una città che, secondo l'architetto, per essere un po' più originale dovrebbe togliere il Ponte della Libertà e tornare a usare le barche.
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