La richiesta di via Piave «Maggiori controlli e park gratuiti al sabato»

Viaggio tra gli esercenti che “presidiano” con le loro attività la zona dello spaccio «Bene il blitz della Polizia, ma ora servono aiuti per aprire nuove attività»



«Via Piave, quando ero bambino, era la strada più bella di Mestre. E ora?». Da centro del commercio cittadino a luogo dello spaccio: è la parabola di un quartiere, il Piave, che comprende anche via Trento, via Cappuccina e il dedalo di viuzze tra la stazione e via Carducci. In una di queste, via Sernaglia, da 38 anni trova posto il ristorante Da Bepi venesian, gestito da Marcello Zanchet con le figlie Silvia e Federica. «La piaga di questa zona è lo spaccio. Ma non per colpa delle forze dell’ordine, che lavorano con solerzia. Le leggi andrebbero cambiate. Via Piave è il biglietto da visita di Mestre e non è raro che i clienti, arrivando dalla stazione, mi chiedano come possa vivere in una città così. L’amministrazione ha fatto tanto per il centro, faccia lo stesso per la periferia. Come ha già iniziato a fare: con via Ca' Marcello e qui, costruendo un marciapiede che chiedevamo da 40 anni».

Simile è il pensiero di Franca Bergamo, che da 20 anni gestisce la sartoria Cucinfretta, in via Cappuccina. «Erano le 11 di fine dicembre. Un senzatetto è entrato nel negozio, ha preso due giacche e si è fiondato verso la porta» ricorda la donna. «Io mi sono scagliata su di lui e sono riuscita a sottrargliele, promettendogliene un’altra, come faccio spesso». Storie di tutti i giorni: «Ci sono persone che bivaccano di fronte al negozio, un paio di anni fa è morto un uomo. A due passi da qui ci sono due mense dei poveri» dice Monia, una dipendente. La loro è una “denuncia” alla società. «Parliamo di persone sole e abbandonate. Dovrebbero essere integrate con attività socialmente utili: svuotare i cestini, pulire per terra. Gioverebbe a loro e a noi» continua Bergamo, che di proposte ne ha tante: «Mestre è diventata una città dormitorio. I negozi chiudono e la gente non viene più qui a passeggiare anche perché i prezzi dei parcheggi sono troppo alti. Almeno il sabato, dovrebbero essere gratuiti».

È d’accordo Fehmi Hoxhai, titolare - con i tre fratelli - dell’hotel Trieste, di fronte alla stazione. Origini kosovare, ma a Venezia da 23 anni e da 7 dietro il bancone della reception ormai si sente italiano. «Questo albergo ha più di cento anni» dice con orgoglio. «Quali i problemi? Se questa domanda mi fosse stata posta prima del 10 luglio 2018, avrei risposto lo spaccio. Stavamo fallendo, i clienti non arrivavano. I pochi che c’erano venivano inseguiti dagli spacciatori, che proponevano loro le dosi. Ora è cambiato tutto: gli spacciatori non si vedono più e i clienti sono aumentati. Però un problema c’è: i parcheggi costano troppo. Il prezzo è di almeno 15 euro al giorno, moltiplicato per la durata della vacanza: per un turista è un problema».

È ottimista Pasquale Caiazzo, titolare del ristorante La tana di Oberix, in via Monte San Michele: la strada del blitz della polizia. «Ora via Trento è una strada residenziale. Servirebbe un bel blitz in via Piave. Qui stiamo bene, ma guai ad abbassare la guardia».

«Se abbassiamo la guardia, è finita» concorda Alessandra Sossi, che un anno fa ha aperto il negozio di fiori Acquadirose. «L’amministrazione ha tracciato una strada, è importante che si passi ai fatti. Solo così potranno arrivare delle forze nuove che decidano di aprire delle attività».

Come ha fatto lei, un anno fa, proprio in via Piave: «Esiste una strada più bella di questa, a Mestre?». Lo pensa anche Gabriela Craighero, titolare dell’omonima coltelleria, aperta dal padre Desto nel 1948. «Il problema è la sicurezza, per questo a fare da guardia al negozio c’è Primaluna, uno Staffordshire Bull Terrier addestrato per la difesa personale» spiega la donna. «La cosa drammatica è che ci siamo rassegnati a questa situazione degrado. Esiste una sorta di coprifuoco, sappiamo che in determinate fasce orarie è “vietato” uscire». —



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