La ragazza è stata uccisa a Milano e portata al Lido in un trolley

Gli assassini sono due giovani indiani che condividevano l’appartamento con la giovane iraniana Strangolata per aver rifiutato le avances di lui e dopo la decisione di lasciare l’abitazione
Di Carlo Mion
Interpress/Mazzega Mion Venezia, 03.02.2014.- Questura di Venezia, Squadra Mobile, Conf.Stampa arresti per l'omicidio della 32enne iraniana Mahtab Savoji .- Nella foto il Caèo della Mobile Marco Odorisio ed il Questore Vincenzo Roca.-
Interpress/Mazzega Mion Venezia, 03.02.2014.- Questura di Venezia, Squadra Mobile, Conf.Stampa arresti per l'omicidio della 32enne iraniana Mahtab Savoji .- Nella foto il Caèo della Mobile Marco Odorisio ed il Questore Vincenzo Roca.-

Mahtab Ahadsavoji, 31 anni, la ragazza trovata morta in un canale del Lido una settimana fa, è stata uccisa perché ha detto no alle avances di un coinquilino suscitando la gelosia della fidanzata dell’uomo e perché aveva deciso di lasciare l’abitazione che condivideva, da qualche mese in via Pericle 5, a Milano, con altre quattro persone. Ad ucciderla è stata una coppia di fidanzati indiani. Si tratta di Rajeshwar Singh, 28 anni e della compagna Gagandeep Kaur di 30. Dopo averla strangolata l’hanno infilata in un trolley. Quindi hanno cercato di gettarla nel lago di Lecco, non riuscendoci sono partiti in treno e hanno raggiunto Venezia. Da qui in vaporetto sono arrivati al Lido dove hanno gettato il cadavere nel canale di via Cipro. Ma il corpo non è stato portato via dalla corrente e si è incastrato tra due barche dove è stato recuperato. Il giallo è stato risolto dagli investigatori della Squadra Mobile di Venezia con il supporto dei loro colleghi di Milano. Fondamentale per le indagini è stata l’analisi dei tabulati telefonici dei cellulari dei due indiani. Devono rispondere di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Sono le 1.30, di lunedì 27 gennaio. Un taxista del Lido nota nel canale di via Cipro che in quel tratto costeggia via Loredan, un cadavere di donna galleggiare incastrato tra la sua barca e quella di un collega. Chiama la polizia, sul posto gli agenti del commissariato di San Marco. Il corpo viene recuperato. Non presenta segni evidenti di violenza. Si tratta di una donna con i tratti somatici che ricordano una mediterranea. L’indomani vengono prese le impronte e viene eseguita l’autopsia. Cristina Mazzarolo, il medico legale, stabilisce che la morte era avvenuta per “causa violenta da strangolamento atipico e incompleto”, escludendo quindi l’annegamento data l’assenza di acqua nei polmoni. A questo punto il caso passa alla Squadra Mobile del dirigente Marco Odorisio. La morte sarebbe avvenuta nella mattinata di lunedì 27 gennaio, quindi il cadavere sarebbe rimasto per circa 8/9 ore in una posizione “fetale” all’interno di un ambiente ristretto, e sarebbe stato poi gettato nel canale al Lido di Venezia quella stessa sera, poche ore prima del rinvenimento.

Attraverso le impronte si scopre che la morta si chiamava Mahtab Ahadsavoji, iraniana di 29 anni, domiciliata a Milano in Via Pericle 5, studentessa iscritta al 2° anno dell’Accademia delle Belle Arti di Brera. Con la collaborazione della Squadra Mobile di Milano sono state rintracciate alcune connazionali ed amiche di Mahtab, nonché la coppia di giovani coinquilini con i quali da settembre condivideva una stanza nell’appartamento di via Pericle. Si era trasferita in quell’abitazione dopo aver risposto all’inserzione della ragazza indiana. Prima abitava con delle connazionali. Aveva preferito trasferirsi dall’altra parte perché pagava meno.

Ma ben presto sorgono delle incomprensioni che si trasformano, spesso, in litigi tra la ragazza e i due indiani. Soprattutto dopo che l’indiano aveva fatto delle pesanti avances nei confronti della studentessa che le aveva rifiutate. Quando i due vengono sentiti dalla Mobile milanese, dicono di essere usciti di casa lunedì mattina mentre Mahtab faceva colazione. Quindi di aver fatto shopping in centro a Milano e di essere rientrati a casa nel pomeriggio non trovando Mahtab. Ma il racconto non convince i poliziotti che scoprono come l’uomo nel pomeriggio era a Lecco. Contestate ai due le incongruenze, sabato decidono di fornire un’altra versione dicendo di aver trovato lunedì mattina la ragazza morta e per paura di aver portato il cadavere prima a Lecco per gettarlo nel lago e poi al Lido. Non sono stati creduti e viene loro contestato l’omicidio volontario.

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