Nel park vicino all’aeroporto c’erano 674 auto di troppo: scatta il sequestro

Il caso dell’area vicino allo scalo Marco Polo. Il Tar cambia idea sulle richieste di Emb, il divieto del Comune torna valido. Pronto un altro ricorso, il legale: «Vogliamo poter lavorare»

Marta Artico
L’avviso di sequestro affisso all’entrata del parcheggio (foto Lorenzo Pòrcile)
L’avviso di sequestro affisso all’entrata del parcheggio (foto Lorenzo Pòrcile)

Nell’ampio piazzale del parcheggio a pagamento Edenpark, vicino all’aeroporto, l’8 agosto scorso, i vigili urbani intervenuti per un controllo avevano contato 816 auto in sosta. Tante, troppe.

E non perché non vi fosse spazio, ma perché l’autorizzazione – avrebbero verificato in seguito in ufficio – era per appena 174 veicoli. Da qui, un articolato contenzioso che ha portato a un provvedimento di chiusura dell’attività, in un primo tempo sospeso dal Tar ma che, con un nuovo pronunciamento, è tornato operativo. Ed è stato applicato.

Nel parcheggio della società Emb, gli stessi vigili, assieme ai carabinieri, mercoledì hanno messo i nastri bianchi e rossi con i sigilli e l’avviso che l’area non può essere utilizzata come autorimessa. Il Tar deve ancora esprimersi nel merito (i due provvedimenti emessi a stretto giro sono d’ordine cautelare), ma la società ha già annunciato ricorso. Con l’estate alle porte, punta a poter lavorare a pieno ritmo.

Il contenzioso è lungo e articolato. Dopo il sopralluogo, l’azienda presenta una seconda Scia (la segnalazione di inizio attività), ma il 7 marzo il Comune boccia tanto la prima, che era del 2015, quanto la seconda e ordina la chiusura del parcheggio (tecnicamente: divieto di prosecuzione dell’attività di autorimessa all’aperto). A stretto giro, l’azienda fa ricorso al Tar, chiedendo un provvedimento cautelare di sospensione.

Il 28 marzo 2025, valutando esclusivamente gli atti presentati dall’azienda, tra cui il pericolo di lasciare a casa i sei dipendenti, il Presidente del Tar emette un decreto cautelare che sospende la partita. Passano pochi giorni, e si costituisce in giudizio il Comune che contesta la ricostruzione fornita dall’azienda e segnala che l’ultima scia contiene elementi che sono risultati falsi, per i quali deve scattare anche una segnalazione alla Procura a carico del professionista che ha firmato. In particolare, gli elementi contenuti nel permesso di costruire in sanatoria e quelli riportati dalla Scia non coincidono, al punto che il parcheggio, si legge, «risulta incompatibile con la destinazione d’uso dell’area nella quale è esercitata l’impresa in quanto classificata come area per attività florovivaistica».

Il 22 aprile, ecco che la seconda sezione del Tar emette l’ordinanza con cui rigetta il ricorso cautelare: i provvedimenti del 7 marzo sono validi. E arrivano i nastri bianchi e rossi.

Emb, l’azienda che ha rilevato l’Eden Park non ci sta. Il legale, Livio Lago Danni, ha pronto il ricorso al Consiglio di Stato, che sarà protocollato nell’arco di ore («attendevamo solo il sequestro», dice) e potrebbe essere discusso in pochi giorni.

Il giudizio di merito da parte del Tar, potrebbe arrivare invece molto più tardi, e richiedere anche la nomina di un Ctu. «Chiediamo la sospensione dell’ordinanza del Tar nella quale si respinge la sospensiva concessa alla società», dice. «Vogliamo poter utilizzare un piazzale già destinato a parcheggio delle attività commerciali che vi insistevano prima, perché se mantengo la stessa categoria commerciale non commetto abusi. Verona – aggiunge – ha decine di parcheggi attorno all’aeroporto, Venezia ne ha pochi e tutti pieni, il che significa che c’è fame di posti auto. Che senso ha destinare le aree a 200 metri dall’aeroporto a florovivaismo? È un problema di zonizzazione urbanistica non corretta».

Il legale ha già chiesto il dissequestro dell’area. Dal canto suo, il gestore del park Eden ribatte: «Abbiamo un park autorizzato di 170 auto a trenta metri dalla strada, più il park a servizio delle attività commerciali. Il Comune si sta esponendo a richieste risarcitorie importanti. Abbiamo il permesso a costruire e pagato gli oneri, siamo in regola».

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