La rabbia di Ravagnan, titolare di Grigoris «Insostenibile chiudere alle 22. Non riapro»

Il gestore della pizzeria stellata di Asseggiano continua solo con l’asporto: «Ogni apertura mi costa 10 mila euro»
ASSEGGIANO 03.01.2004 VIA ASSEGGIANO INTERVISTA SUL QUARTIERE GAZZERA-CHIRIGNAGO LOCALI NOTTURNI nella foto LA PIZZERIA "GRIGORIS" (C) Bertolin M. richiesto da PELLICANI ASSEGGIANO LA PIZZERIA
ASSEGGIANO 03.01.2004 VIA ASSEGGIANO INTERVISTA SUL QUARTIERE GAZZERA-CHIRIGNAGO LOCALI NOTTURNI nella foto LA PIZZERIA "GRIGORIS" (C) Bertolin M. richiesto da PELLICANI ASSEGGIANO LA PIZZERIA

MESTRE. Un misto di rabbia, delusione e speranza. Molta più rabbia e delusione, a dire il vero, perché Ruggero Ravagnan, di Grigoris di Asseggiano, si fa un po’ portavoce del malessere dei suoi colleghi dopo la scelta del governo di mantenere il coprifuoco per le 22 nonostante le aperture serali. Lui una scelta l’ha già fatta: non riaprirà. Almeno con queste regole. Invece garantirà l’asporto come fatto in questi mesi.

Perché questa scelta?

«Cosa avrei potuto fare altrimenti? Diventa solo un costo, le bollette continuano ad arrivare e chiudere a quell’ora, a livello economico non è sostenibile. Il cliente dovrebbe arrivare al massimo per le 20 e non so quante presenze ci sarebbero. Ma questo vale per tutti, non solo per me».

Eppure sembrava che ci potesse essere uno spiraglio per avere una maggiore libertà serale…

«Mi auguro che a metà maggio qualcosa cambi e si possa tornare come il 2020. È angosciante lavorare in questo modo, non si può programmare, siamo in mano a persone incompetenti. Ma perché in Grecia potranno mangiare sino a mezzanotte e da noi no? Cosa cambia da Mikonos a Mestre? E chi non ha un plateatico sa fa? Vincolare l’orario di rientro significa darsi una martellata in testa».



Cosa si dovrebbe fare secondo lei?

«Che chiudano una volta per tutte per un tot di tempo, lo facciano anche domattina. Poi si stabiliscano le regole ma almeno si riapre. Non possiamo andare avanti con queste aperture parziali, chiusure e via dicendo. Sa quanto costa a me programmare una singola apertura? Dieci mila euro».

Una cifra enorme, che magari le consentirebbe di fare pure delle assunzioni. Non le pare?

«Se dicono di aprire lunedì, devo richiamare il personale il martedì precedente. Devo sanificare tutto, ordinare la merce, prepararla. C’è un lavoro dietro non da poco. In questi mesi, tra apri e chiudi, ci ho rimesso 80 mila euro. Siamo imprenditori, abbiamo 25 persone, andiamo avanti così da dieci mesi: è da folli. Senza dimenticare che ad agosto i dipendenti devono ricevere la quattordicesima. In estate potremmo garantire 200 posti; mi starebbe anche bene non poterli sfruttare tutti, me ne concedano la metà ma ci permettano di lavorare».

Come vi siete difesi quest’anno?

«Con l’asporto nel fine settimana ad Asseggiano e poi con l’apertura di LaBakery a Zelarino, facendo altrettanto e aggiungendo la consegna a domicilio. Entro la fine dell’anno replicheremo in centro a Mestre».

Non si può dire che il coraggio non manchi aggiungendo una nuova attività.

«Dobbiamo inventarci qualcosa se dovessimo trovarci davanti a nuove altre chiusure».

Quest’anno com’è andata? «Tutto sommato anche abbastanza bene, perché abbiamo i nostri clienti ma nulla a che fare con i numeri precedenti; senza la pandemia, lavoravamo molto nelle quattro ore giornaliere durante al settimana, dalle 19 alle 23 per intenderci, sempre tutto prenotato». —

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