La Prefettura propone lo scioglimento del consiglio comunale di Eraclea

ERACLEA. Il Comune di Eraclea si avvicina quindi allo scioglimento per infiltrazioni mafiose. La Commissione d’accesso, nella sua dettagliata relazione, ha infatti individuato gli elementi che possono portare allo scioglimento che ora, come prevede la prassi, dovrà essere valutato dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che dovrà decidere se portarlo in consiglio dei ministri per l’atto formale e il riconoscimento di condizionamenti da parte delle organizzazioni criminali. La relazione è stata inviata al ministro dal prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto. Una relazione che, informalmente, le era stata annunciata martedì nella sua visita a Venezia, per il concerto di Natale nella Basilica di San Marco.
Dopo l’accesso ispettivo disposto dalla prefettura, la Commissione d’accesso ha lavorato per sei mesi per ricostruire i rapporti tra il clan di Luciano Donadio e l’amministrazione comunale di Eraclea, non solo con quella dell’ultimo sindaco Mirco Mestre, da poche settimane ai domiciliari, ma anche con quella dell’ex sindaco Graziano Teso. Un accesso agli atti laborioso, approfondito nella ricostruzione storica, ma anche in quella territoriale.
La Commissione infatti, composta da un ufficiale della Guardia di Finanza, Domenico Frustagli, da un funzionario di polizia, Riccardo Sommariva, e presieduta da uno della Prefettura, il vice prefetto Piera Bumma, si è infatti concentrata sul Comune di Eraclea, ma non ha potuto non segnalare le ramificazioni - emerse con evidenza anche nell’inchiesta del pubblico ministero Roberto Terzo - ben presente negli altri comuni del litorale degli uomini del clan capeggiato dal boss dei Casalesi nel Veneto orientale, Luciano Donadio. Comuni nei quali il clan lavorava cercando di infiltrarsi nelle aziende e negli appalti. Da Caorle a Jesolo.
La relazione dei commissari è abbinata alle carte dell’inchiesta della procura di Venezia. Proprio nei giorni scorsi la procura di Venezia - i pubblici ministeri Federica Baccaglini e Roberto Terzo, insieme al procuratore Bruno Cherchi - ha chiesto il rinvio a giudizio per i 76 indagati, 37 dei quali accusato di associazione mafiosa, al vertice della quale c’era Donadio. Un’associazione capillarmente organizzata, che risulta formata già alla fine degli Novanta, in contatto con i vecchi esponenti della Mala del Brenta, tra i quali Silvano Maritan, per spartirsi il traffico e lo spaccio di droga. Un’organizzazione poi cresciuta e diventata potente. Al punto che negli anni avrebbe anche condizionato le «competizioni elettorali al fine di ottenere relazioni privilegiate con gli amministratori pubblici e utilità indebite, condizionando le elezioni del sindaco di Eraclea del 2006 e del 2016, nonché l’elezione del sindaco di Caorle del 2016». Caorle, comune sul quale indaga la procura di Pordenone.
La Procura di Venezia contesta il concorso esterno all’associazione al vicesindaco Graziano Teso (ex sindaco, che si è sempre difeso negando ogni coinvolgimento) e l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso all’ex sindaco Mirco Mestre, che si è dimesso nei mesi scorsi, e che si è sempre detto innocente. La richiesta di rinvio a giudizio è arrivata sul tavolo del giudice per le udienze preliminari Andrea Battistuzzi. Uffici al lavoro anche perché il prossimo 19 febbraio scadano i termini di custodia cautelare. Se non si arriverà a stabilire prima di allora una data per il processo, infatti, quel giorno, dopo un anno di custodia cautelare, usciranno dal carcere molti degli arrestati.
È febbraio 2019, quando la Procura di Venezia scoperchia il vaso della criminalità a Eraclea. Dall’indagine condotta dagli inquirenti, è risultato come, con violenza e minacce, il clan agisse per prendere il controllo delle attività economiche, in particolare nell’edilizia e nella ristorazione, oltre ad imporre ai gruppi criminali locali un “pizzo” per il narcotraffico e lo sfruttamento della prostituzione. E non mancava l’uso di armi da guerra, per compiere atti intimidatori. Ma soprattutto per affermare l’egemonia sul territorio. Riuscendo a entrare anche in municipio a Eraclea. —
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