La Peg Pérego in agitazione a rischio 50 posti di lavoro

Agitazione alla Peg Pérego, si annunciano consistenti tagli al personale, anche nella sede storica di San Donà. Una delle aziende più solide in Italia, da anni simbolo della produzione di prodotti per l’infanzia. E a San Donà, azienda tra le più conosciute nella vecchia zona industriale di via Kennedy. Fino a qualche anno fa nessuno avrebbe mai immaginato una simile sorte.
Ma la concorrenza dei nuovi mercati non risparmia neppure una realtà come la Peg Pérego che ha sede ad Arcore. Il contratto di solidarietà è in scadenza a marzo. Il 2018 è l’ annus horribilis per l’azienda di Arcore per la quale si annuncia un taglio di circa il 25 per cento dei dipendenti. Alla sede di San Donà si parla di 50 posti a rischio su un totale di 170. Ma potrebbero essere anche di più se saranno riproposte le stesse percentuali dello stabilimento di Arcore.
Ad oggi non ci sono comunicazioni ufficiali, tranne le indiscrezioni arrivate dalla cittadina lombarda. E i sindacati per il momento non si sono esposti. La prossima riunione è prevista per il 17 febbraio in questo 2019 che si trascina i problemi emersi nell’anno precedente, uno dei peggiori nella storia dell’azienda. Prima di eventuali comunicazioni ufficiali, dunque, si attende un incontro tra l’azienda e i rappresentati dei lavoratori durante la quale a febbraio saranno decise le sorti dei dipendenti, cercando per lo meno di limitare i danni che appaiono ad oggi inevitabili. La Peg Pérego è un’azienda leader nella produzione di passeggini e di prodotti per l’infanzia. Oggi la globalizzazione e la concorrenza spietata di altri marchi, soprattutto nel mercato orientale, è considerata tra le cause principali di una sensibile diminuzione di commesse e produzione. Da qui gli esuberi del personale e i tagli al momento non ancora ufficializzati, ma comunque all’orizzonte. La tensione sta salendo e le organizzazioni sindacali al momento non hanno preso posizione, forse sperando nell’esito delle prossime trattative con i vertici aziendali. A San Donà si è parlato di possibile via d’uscita con una trentina di mobilità e una riduzione a 20 esuberi. Ma se i numeri fossero quelli di Arcore, la situazione sarebbe ben peggiore. I lavoratori sono estremamente preoccupati. «Ci sono famiglie che vivono con questo lavoro», spiegano dallo stabilimento di San Donà, «restare a casa significherebbe la fine per tante famiglie residenti nel territorio del Basso Piave. Al momento sono arrivate solo le notizie di Arcore, ma ben sappiamo che ci potrebbe attendere la stessa sorte». Gli esuberi e tagli annunciati a San Donà potrebbero rappresentare un durissimo colpo in una città in cui le crisi aziendali iniziano a farsi sentire dopo che in passato già altre realtà hanno chiuso e fortemente ridimensionato il personale senza che nessuno riuscisse a impedirlo. —
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