La Mondadori ha chiuso l'arrivederci di cuore da migliaia di veneziani

Ressa alla Mondadori per l’ultimo giorno d’apertura
La libreria Mondadori si congeda con la coda alla cassa, le scale intasate, l'ascensore che continua a portar su gente. Tremila solo ieri pomeriggio, cinquemila in due giorni. Vendite record come nemmeno a Natale. Per essere una fine è una fine in gloria, accompagnata dal cuore e martellata da un qualcosa che è già nostalgia e anche un po' rabbia. Dopo sette anni di onorato servizio, dopo aver ospitato nel suo SpazioEventi più di 1.200 appuntamenti culturali, dopo aver accolto un pubblico complessivo - a spanne - di 75 mila persone; dopo aver fatto da fulcro, da perno e da centro per il semplice fatto di esserci, la Mondadori chiude a testa alta. Sopraffatta dalle leggi di mercato che hanno fatto preferire ai Benetton (proprietari dell'immobile) le borse di Louis Vuitton piuttosto che i libri, lascia il suo segno con una festa di arrivederci che nessuno store di maglioni si è mai sognato nemmeno per la sua inaugurazione. Mezza città, ieri pomeriggio, l'ha omaggiata e il fatto che i volumi fossero in vendita col 20 per cento di sconto è solo un dettaglio. Lo sente Giovanni Pelizzato, che nel febbraio del 2003 aveva inaugurato la libreria pazzo di gioia e ora, incassato il colpo, prepara la controffensiva. Alla Toletta, da domani. E, ieri, con un aperitivo che ha detto molte cose. Per non chiamarla chiusura, perchè faceva troppa tristezza, Pelizzato l'ha voluta chiamare «controinaugurazione» ma fa lo stesso. Ci sono tutti. Anzi di più. Riccardo Calimani, Marino Folin, il ladro diventato scrittore Vincenzo Pipino, Carlo Montanaro, Daniele Del Giudice, Tiziano Scarpa. Ci sono gli aspiranti scrittori, i lettori bulimici, quelli che ogni settimana erano lì a controllare la vetrine, quelli che si davano appuntamento alla Mondadori per smorosare e quelli che non hanno mai comprato un libro e ora se ne pentono. Alcuni recuperano, con scorte da supermercato. C'è il rettore dello Iauv Amerigo Restucci, che bacchetta: «Se si vuole governare bisogna stare attenti alle esigenze dei cittadini. E poi non ci si venga a lamentare che siamo sotto i 50 mila abitanti». Non c'è ombra, invece, delle istituzioni. Pelizzato, visto che era una «controinaugurazione» non ufficiale, non ha invitato nessuno. Non sarebbe stato comunque facilissimo, per sindaco o assessori, presentarsi alla chiusura di uno dei luoghi più amati dai veneziani che per salvare la Mondadori avevano raccolto migliaia di firme, fatto decine di appelli, rotto le scatole. Nè sarebbe stato semplice per sindaco e assessori spiegare che, visto il risultato, nulla hanno saputo fare per preservare non un museo o un palazzo ma una - una - libreria. «La città non è morta ma è vivissima» dice intanto Pelizzato che mentalmente deve rivivere quella serata di sette anni fa, quando la Mondadori inaugurò con migliaia di persone in coda per vedere, almeno una volta, come fosse fatto qualcosa che non era un emporio di maschere o un discount di vetri.
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