La maestra no-mask di Marghera ha anche mentito. Non aveva i titoli per poter insegnare

MARGHERA. Ennesimo colpo di scena nella vicenda della maestra no-mask di Marghera, Sabrina Pattarello: avrebbe mentito sul titolo di studio ed è stata denunciata per questo all’autorità giudiziaria. A determinare la risoluzione del contratto di supplenza, che l’avrebbe legata fino a fine mese alla primaria Giovanni XXIII di Treviso, è stato il titolo d’accesso non idoneo: un diploma tecnico (da ragioniere) in luogo di quello magistrale.
A darne notizia sono state fonti ministeriali citate da Fanpage.it: «Dopo alcune verifiche, è emerso che la donna non possedeva un diploma magistrale ma di istruzione tecnica, quindi ha dichiarato il falso e sulla vicenda interverrà l'autorità giudiziaria».
Ma a certificare la clamorosa svolta è pure l’Ufficio scolastico provinciale di Treviso, che già venerdì aveva evidenziato come non fossero stati gli atteggiamenti negazionisti a propiziare la defenestrazione della maestra veneziana: «Si è rilevato qualche problema nel controllo del titolo di accesso», fa sapere Barbara Sardella, confermando la presentazione di una denuncia all’autorità giudiziaria.
L’ultimo giorno lavorativo di Pattarello, arrivata nella primaria di via Federici a novembre con le Mad (ossia le Messe a disposizione, strumento che permette la chiamata diretta alle scuole; la donna era pure “docente Covid”, personale aggiuntivo consentito dal Ministero per l’emergenza sanitaria), è stato mercoledì scorso e la risoluzione del contratto, messa in atto dalla preside Lorella Zauli, ha permesso di scongiurare le lungaggini di un procedimento disciplinare.
Quello avviato a metà dicembre dal provveditore Sardella e innescato dai discorsi sull’inutilità della mascherina - del tipo “Il Covid non esiste, muoiono solo i vecchi» - che l’ormai ex supplente avrebbe sciroppato ai bambini. Procedimento che ora, complice la risoluzione del contratto, non ha più ragion d’essere (e quindi non avrà seguito). La vicenda ha fatto intanto il giro d’Italia.
E quando Zauli l’ha cacciata dalla Giovanni XXIII, è stato immediato per tutti il collegamento con gli atteggiamenti no-mask. Clamoroso scoprire che la dirigente, da settembre alla guida del Comprensivo Serena, avesse individuato un’altra strada per spedire subito a casa la maestra di Marghera e riportare a scuola il sereno. Considerando che la situazione, basti ricordare la protesta dei genitori di lunedì scorso, era divenuta ormai ingestibile.
Il “bubbone” era scoppiato il 14 dicembre, quando le famiglie si erano ribellate, facendo intervenire a scuola il sindaco di Treviso Mario Conte e la Polizia locale. Della vicenda, la mattina stessa, era stato informato pure il prefetto Maria Rosaria Laganà, che prima di Natale aveva visto recapitare sul suo tavolo una relazione della preside Zauli.
Al prefetto non aveva convinto la tempistica, rimarcando come fosse stato necessario intervenire prima. Tre settimane fa, ad ogni modo, a tenere banco era il negazionismo della maestra veneziana, che sui social, a colpi di post deliranti, non faceva mistero delle sue posizioni no-vax e no-mask. Nessuno avrebbe forse immaginato che, scavando ulteriormente, si sarebbe trovato pure altro. Ossia il possesso di un titolo da ragioniere che non le permetteva di insegnare in una primaria. —
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